PAOLO VERRI
Cronaca

Milano: il finto controllo sui ticket, poi la truffa agli anziani

Blitz al campo nomadi contro una banda di ladre seriali: due in manette, la terza è ricercata. Otto colpi accertati tra Milano e hinterland

Le vittime hanno riconosciuto i volti delle truffatrici nelle foto segnaletiche

Milano, 25 gennaio 2020 - «Signora , siamo dipendenti del Comune e dobbiamo verificare quali farmaci usa e se ha diritto all’esenzione dal ticket sanitario". Bastavano una manciata di secondi e poche parole, pronunciate con fare rassicurante, ed era fatta. Era così che la trentenne Consuelo Riviera, la madre Orietta Cappelletto di 48 anni e Ermelinda Dellachà di 70 riuscivano a convincere le loro vittime, ultraottantenni, ad aprire la porta di casa e a farle accomodare. Ancora una manciata di minuti e si allontanavano indisturbate con i gioielli e i risparmi dei pensionati.

Decisive per identificare le tre donne – protagoniste di almeno otto furti tra Milano, Bollate e Rho tra 2018 e maggio 2019, ma sospettate di aver messo a segno numerosi altri colpi tra Lombardia, Emilia e Piemonte – sono state le denunce delle vittime. Tutte hanno raccontato di un modus operandi che accomunava i colpi finiti al centro dell’operazione "Municipal Fakes". Le donne avvicinavano gli anziani vicino a casa, di fronte al bar dove ogni mattina prendevano il caffè o all’uscita dal supermercato. Poi, armate di cartellina e finte credenziali, dicevano di essere state "incaricate di verificare quali farmaci utilizzassero per consentire l’esenzione del ticket", scrive il gip Tiziana Gueli nell’ordinanza di custodia cautelare a carico delle tre ladre, due delle quali (la trentenne è ancora ricercata) sono state arrestate mercoledì nel campo nomadi di Ghisarengo (Vercelli) e in un terreno di Galliate, nel Novarese.

Dopo l’incontro con le finte funzionarie, le vittime, anche per timore di dover pagare qualche multa o di perdere un diritto acquisito, le accoglievano nei loro appartamenti. E mentre una intratteneva i padroni di casa, facendo domande mirate e "illustrando i benefici di cui avrebbero potuto godere", le complici fingevano di non sentirsi bene e chiedevano di andare in bagno.

In realtà utilizzavano quei minuti preziosi per razziare le camere da letto degli anziani, portando via gioielli, orologi, contanti e libretti degli assegni. Un metodo collaudato che permetteva alle donne di rubare ogni volta somme che andavano da poche centinaia fino a 4mila euro, oltre a fedi, catenine, gioielli e "ricordi di una vita". Fondamentale per poter dare un nome e un volto alle truffatrici anche un’intuizione degli investigatori. Controllando i varchi telematici vicino a casa dei pensionati derubati, in orari vicini ai furti, il pool anti truffe della polizia giudiziaria milanese, guidato dal dirigente Giorgio Bertoli, ha individuato alcune auto intestate a famiglie sinti residenti nel basso Piemonte, già note alle forze dell’ordine per una serie di furti; incrociando i dati dei proprietari delle macchine e dei loro parenti, si è arrivati alle tre donne. I loro cellulari, all’ora dei colpi, avevano agganciato proprio le celle in prossimità degli appartamenti svaligiati. Quasi tutte le vittime, poi, hanno riconosciuto le ladre dalle foto segnaletiche. 

Le tre truffatrici "selezionavano e osservavano gli anziani che avvicinavano, studiavano i quartieri e i condomini da prendere di mira e prima di agire facevano diversi sopralluoghi", chiarisce il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, che con il pm Paola Pirrotta ha coordinato le indagini, che hanno avuto buon esito grazie alla collaborazione tra polizia, carabinieri, polizia locale e polizia giudiziaria.