Giambattista Anastasio
Cronaca

"Essere abbandonati", la disperata storia di Emanuela Di Pietro

Famiglie di Milano con persone non autosufficienti abbandonate: Emanuela Di Pietro, 56 anni, racconta la sua storia e la difficoltà di ottenere aiuti economici dalle istituzioni. Necessario ricorso legale per ottenere l'assegno previsto per un assistente.

Milano, 6 luglio 2023 – "In momenti come questi la sensazione più forte è quella di essere abbandonati. Appare evidente che a nessuno interessa prendersi a cuore la situazione delle nostre famiglie e darci una mano. Le istituzioni sembrano sempre distratte, lontane, guardano altrove".

Emanuela Di Pietro, 56 anni, è l’unica certezza sulla quale possa contare suo padre. "Ha tre nomi, mio papà, ma quello col quale lo si chiama più spesso è il primo dei tre: Aldo – racconta lei –. Ha 81 anni, è invalido e convive con più patologie. Io sono sua figlia, sono anche la sua amministratrice di sostegno" e, ovviamente, la sua caregiver. "Sono io a prendermi cura di lui. Non è semplice, anche soltanto per il fatto che papà pesa 92 chili, un bel peso per me".

Anche Emanuela si è vista respingere dal Comune la domanda avanzata perché le fosse riconosciuta la misura B2. Anche lei se l’è vista respingere solo parzialmente: domanda ammissibile, ma non finanziabile, le hanno fatto sapere da Palazzo Marino.

Ci risiamo: non mancano i requisiti per beneficiare della misura riservata alle persone con grave disabilità, non autosufficienti e a chi si prende cura di loro, ma mancano, invece, i soldi per trasformare il possesso di tali requisiti in un sostegno concreto, in un contributo economico mensile. Nel dettaglio, Emanuela, tra quelli previsti nell’ambito della B2, desidererebbe beneficiare dell’assegno che consente di assumere un operatore o un assistente che possa alternarsi col caregiver famigliare nel seguire la persona non autosufficiente, in questo caso papà Aldo. Ma, come detto, la risposta del Comune, per ora, non ha coinciso né con un "sì" né con un "no" ma soltanto con un "ni" che lascia qualche speranza ma nessun tipo di aiuto.

"È la seconda volta che mi succede" fa presente Emanuela. E l’alternativa al momento non c’è, Emanuela non la vede: "Assumere una badante che possa sostituirsi a me nel seguire mio padre mi costa almeno 900 euro al mese. Lo so per esperienza. Ma a quel punto non riuscirei a star dentro con tutte le altre spese", ammette. Il primo problema, ovviamente, è il lavoro: "Non posso mettermi sempre in malattia, i giorni della 104 non bastano...".

Proprio per queste ragioni, avrebbe avuto bisogno di ottenere ciò che avrebbe i requisiti per ottenere, non fosse che manchino sempre i soldi: come detto, un assegno col quale coprire le spese per un assistente che si alterni a lei nel prendersi cura di papà Aldo. Per ora Emanuela deve rinunciarci. "Una vita di rinunce? No no, le assicuro che è peggio: questa è una vita che a volte non sembra neppure vita – confessa amara –. È come ci fossero cittadini di Serie A e cittadini di Serie B, costretti a restare appesi ad una graduatoria". Premesso e sottolineato questo, Emanuela non intende restare con le mani in mano: "Dovrò farmi aiutare da un avvocato. Presentare un ricorso e impugnare queste graduatorie", dice.