Milano – "La mia batteria è completamente carica". Che tradotto per la platea di umani significa "ho tutto il tempo che vuoi". Impossibile non sorridere di fronte a Nao, il robot sociale che ieri ha parlato in pubblico in un’aula dell’Università Cattolica rispondendo a domande a sorpresa grazie alla chat Gpt, capace di simulare il linguaggio umano, integrata nel suo sistema.
Così l’interazione tra uomo e intelligenza artificiale ha raggiunto una nuova frontiera: è possibile dialogare senza la necessità di una programmazione pregressa della macchina. Per certi versi, pare di avere davanti un ‘bambino’ con le sue ingenuità che per prima cosa dice il suo indirizzo (un codice). Ma il sistema è stato addestrato a leggere milioni di documenti, come se in memoria avesse le informazioni del cervello di 10 persone ‘costrette’ a leggere per tutta la vita.
Ma come questa innovazione potrà diventare parte della vita quotidiana? I ricercatori hanno già avviato un esperimento pilota in ambito scolastico, con il robot che fa da assistente. Altre possibili applicazioni riguardano una migliore interazione con i robot domestici. Nao potrà anche "offrire contributi di conoscenza aggiornati" per ricerche. Ma anche integrare l’interazione uomo-uomo in contesti particolari, con anziani o disabili. "Al centro resta sempre l’uomo, al quale non potrà sostituirsi. Il robot sociale non ha autocoscienza, non sa di essere un intelligenza artificiale incarnata in un robot", sottolinea Antonella Marchetti, direttore del dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica.
Intervenuti anche Davide Massaro, professore di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, e i ricercatori Cinzia Di Dio e Federico Manzi. Da remoto Angelo Cangelosi, Director Cognitive robotics lab, University of Manchester.