GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Milano, centro disabili sfrattato dal nuovo studentato. “Questa città è solo per alcuni, così si cancella l’inclusione”

Il piano di riqualificazione del Marchiondi non prevede la presenza del Cdd. Le famiglie: “Persone con disabilità messe da parte, è un progetto da cambiare”

Maria Spallino, presidente dell’Associazione Coordinamento Famigliari dei Centri diurni disabili di Milano

Maria Spallino, presidente dell’Associazione Coordinamento Famigliari dei Centri diurni disabili di Milano

Milano, 6 dicembre 2024 – “Questo progetto potrebbe essere una grande occasione per fare davvero inclusione. Ci sarebbero tutte le condizioni per farne un fiore all’occhiello delle politiche di welfare della città. Invece si sta decidendo di mettere da parte ragazzi e adulti con disabilità, di distinguere tra posti in cui possono stare e posti in cui non possono stare”. A parlare è Maria Spallino, presidente dell’Associazione Coordinamento Famigliari dei CDD di Milano. E il riferimento è al progetto di riqualificazione dell’ex Istituto Marchiondi, nel quartiere di Baggio. Oggi l’edificio è in gran parte in disuso, non fosse per l’ala che ospita proprio un Centro Diurno per Disabili (CDD): il Centro Noale, frequentato ogni giorno da 20 persone perlopiù con disabilità cognitiva, tutti maggiorenni. Dopo decenni trascorsi invano, per il Marchiondi c’è un progetto di riqualificazione pronto a partire: i cantieri dovrebbero aprirsi in estate e alla fine dei lavori l’ex riformatorio sarà uno studentato per universitari fuori sede.

Differenze che fanno arrabbiare

Detto altrimenti: il Marchiondi finirà per ospitare ragazzi della stessa età o poco più grandi di alcuni di quelli che frequentano il Centro Diurno. Un assist a porta vuota per l’inclusione, per dare vita ad una convivenza quotidiana tra i frequentatori del Noale e gli studenti fuori sede. Nessun assist, invece. Al momento ragazzi e adulti del Centro Diurno stati esclusi dalla partita: non potranno restare al Marchiondi né durante né dopo i lavori. Dovranno traslocare altrove perché la Convenzione tra il Comune, proprietario del Marchiondi, e la Fondazione Collegio delle Università Milanesi, che ha proposto e gestirà lo studentato, non prevede alcun CDD. 

Le associazioni: “Così non va”

Da qui la richiesta di Spallino e dell’associazione che presiede: “Bisogna cambiare il progetto perché permettere al Centro Diurno di stare all’interno dello studentato significa permettere a chi frequenta il Noale di stare a contatto con i ragazzi, in alcuni casi persino con ragazzi della stessa età come non fanno da quando è finita la scuola dell’obbligo. Significa permettere un incontro quotidiano che fa bene a tutti e può generare scambi di diverso tipo. Tra gli ospiti del Noale, infatti, c’è chi canta in allegro moderato, chi fa parte di un coro, chi può lavorare in una mensa, chi ama andare al cinema, chi va alle mostre, chi fa tirocini socializzanti. Parliamo di ragazzi e adulti che hanno abilità, competenze. A loro farebbe bene poter frequentare gli universitari e condividere passioni e interessi. D’altro canto, gli studenti imparerebbero che le persone neurodivergenti, le persone che funzionano in modo diverso, sono e devono stare dentro la società, che sono cittadini con pari diritti. È attraverso questi incontri e questi scambi che si fa inclusione. Includere significa fare cultura. Ma il Comune e la Fondazione stanno andando in un’altra direzione: le persone con disabilità devono farsi da parte”. 

L’accordo fra Comune e Palazzo Marino

Nel dettaglio, Palazzo Marino e il Municipio 7 hanno individuato una nuova sede per il Centro Diurno per Disabili, quella di via Anselmo da Baggio. Il trasferimento avverrà a settembre, salvo sorprese o ritardi nei lavori. Impossibile ospitare il CDD nel nuovo Marchiondi perché – fanno sapere dall’assessorato comunale al Welfare – la convenzione (ormai firmata) non lo prevede e il finanziamento sul quale si regge la riconversione (un finanziamento dal PNRR) è vincolato alla realizzazione di studentati. Poco importa, a quanto pare, che nelle relazioni tecnico-illustrative del progetto si faccia riferimento anche a finalità formative ed educative, non semplicemente residenziali. Dal Comune e dal Municipio 7 sottolineano, poi, che la nuova sede di via Anselmo da Baggio consente a sua volta scambi e incontri, considerata la contiguità con diversi “servizi comunali”. Una sottolineatura che, a dirla tutta, pare cogliere ben poco nel segno rispetto alla visione e alla prospettiva messa sul tavolo da Spallino perché i servizi ai quali si fa riferimento sono i “servizi sociali territoriali”, un “centro anziani” e un asilo.

La sede alternativa

“Nel confronto col Municipio e le famiglie è stata individuata una sede alternativa in un edificio comunale in via Anselmo da Baggio dove sono attivi altri servizi pubblici: una scuola, un centro anziani e i servizi sociali territoriali. Questo – dice Lamberto Bertolè, assessore comunale al Welfare – permetterà l’avvio di scambi virtuosi e nuove progettualità che favoriranno la socialità degli ospiti. Siamo fiduciosi che la soluzione possa ridurre al minimo i disagi per le famiglie e gli operatori”. “Affermare che si fa inclusione solo perché i ragazzi con disabilità potrebbero condividere il giardino con un asilo mi pare riduttivo – replica Spallino –. Ma forse rientra in quella infantilizzazione di cui sono vittime le persone con disabilità. E da parte del Comune il confronto con le famiglie non c’è stato. C’è stato solo un incontro. Solo il Municipio si è speso”.