
Nel seminterrato del palazzo recuperato a Giussano si tengono lezioni di legalità e antimafia con gli studenti brianzoli
La gente quasi non ci fa caso, ma in un elegante stabile in una delle strade centrali di Giussano, al 17 di via Milano, sorge un piccolo miracolo. Dove una ventina di anni fa stavano costruendo due complessi immobiliari riciclando soldi provento del traffico di droga, oggi c’è uno "schiaffo in faccia alla criminalità organizzata", come lo ha definito Don Ciotti, il creatore dell’associazione Libera, il giorno della sua inaugurazione, nel 2017.
Su 500 metri quadrati suddivisi su quattro piani e strappati alla criminalità organizzata (in questo caso la ‘ndrangheta), ha oggi vita un progetto di rinascita sociale che è stato ribattezzato Casanostra, con un chiaro sberleffo all’organizzazione dei Totò Riina e Mattia Messina Denaro. "Perché strappare beni alla criminalità organizzata si può. È difficile, così come è difficile riuscire a recuperarli davvero, ma si può". L’esempio arriva dal duro lavoro portato avanti da Fabio Terraneo, referente dell’Associazione Mosaico di Giussano, che da oltre vent’anni si occupa di disabili, e dalla cooperativa sociale Solaris di Triuggio, che insieme hanno costruito questo gioiello. Terraneo, che oggi è anche referente per la sezione di Monza e Brianza di Libera proprio per quanto riguarda i beni confiscati alle mafie, ne sa qualcosa. Come si può ben vedere, "abbiamo voluto che le pareti affacciate sulla strada fossero tute occupate da finestre, perché tutti potessero guardare al suo interno". Dentro, c’è un piano rialzato adibito a cucina didattica, un primo piano a ufficio, laboratorio e abitazione con 5 posti letto, un secondo piano con altri 6 posti letto. Un seminterrato, dove un tempo veniva stoccata la droga e venivano stretti accordi illeciti, che oggi è uno spazio della memoria, dove vengono accompagnate le scolaresche e dove viene “insegnata” l’antimafia.
Per il resto, che è poi è il vero “core business” di Casanostra, quella di via Milano è una grande casa per ospitare disabili e sperimentare forme di autonomia, con progetti di sollievo, spazi di vita e condivisione, “abitare sperimentale“. Un posto che si anima soprattutto nei fine settimana quando gruppi di disabili possono sperimentano forme di vita autonoma, farsi la spesa e cucinare, dal bucato alla gestione della casa. Tutto sotto l’occhio vigile di educatori professionisti. Durante l’anno, vengono ospitate intere scolaresche ("lo scorso anno 950 ragazzi"), che imparano cosa vogliano dire concetti come inclusione e legalità. Ci vuole tanto olio di gomito. "In Brianza come nel resto d’Italia, non si conoscono a sufficienza quali siano i beni confiscati alla criminalità organizzata e assegnati per scopi sociali ai Comuni. Per Legge, ogni Comune sul proprio sito dovrebbe pubblicizzare il fatto di ospitare uno di questi beni, a chi lo ha affidato e cosa ne sta facendo. Quando Libera ha cominciato a occuparsene, solo il 35% dei Comuni lo faceva, oggi siamo riusciti a invertire le percentuali e siamo al 65%. In Brianza vorremmo fare una rete per mettere in connessione tutti questi beni".
La trafila è lunga: si parte dal sequestro di un bene, case, box, negozi, attività commerciali. Poi si deve attendere la confisca. Quindi la destinazione d’uso, per fini sociali.Poi l’assegnazione all’ente e, dopo un bando di concorso, quella ad associazioni o cooperative che se ne occuperanno.
"Ma non sempre si riesce a gestire un bene di questo genere – spiega Terraneo -, ci vogliono parecchi soldi, noi stessi come Mosaico abbiamo dovuto acquisire inizialmente a spese nostre quelle pertinenze che altrimenti sarebbero state in comune con altre proprietà private confinanti. Quando un Ente non ci riesce, è una sconfitta. Ma l’impatto sociale è gigantesco".
Da.Cr.