Cantiere M4, "Noi, esercenti pronti a trasferirci. Ma Palazzo Marino ci deve aiutare"

Via Foppa, vetrine coperte dai lavori. "Via ma non a nostre spese" di GIAMBATTISTA ANASTASIO

Stefano e Giulio Gorla, due dei quattro soci del punto vendita «Casabella» di via Foppa 50L’IDEA Daniela Bertolo ha aperto 4 anni fa «I Gelati di Naninà»

Stefano e Giulio Gorla, due dei quattro soci del punto vendita «Casabella» di via Foppa 50L’IDEA Daniela Bertolo ha aperto 4 anni fa «I Gelati di Naninà»

Milano, 28 febbraio 2016 - Lì il cantiere si fa davvero troppo vicino ai loro negozi: appena due metri e mezzo o tre di distanza da vetrine e insegne, a quel punto invisibili ai passanti. Quali passanti, poi? La fermata del bus 50 sparirà causa ruspe. E le due corsie stradali sono destinate a ridursi ad una, per lo più dedicata all’ingresso e all’uscita dei residenti. È per questo che loro hanno preso seriamente in considerazione la proposta di traslocare, già avanzata dal Comune. Loro ci stanno, a certe condizioni ovviamente, nonostante chiedere ad un commerciante di lasciare il suo quartiere sia un po’ come chiedere ad un tifoso del Milan di votarsi all’Inter. Mezzi miracoli dei cantieri per la metropolitana 4, quella che entro il 2022 dovrà unire l’aeroporto di Linate alla stazione di San Cristoforo. Siamo in via Foppa. Questo, per stessa ammissione del Comune, è, insieme al Lorenteggio, il punto più critico dell’intera tratta quanto all’impatto dei lavori sulle attività. Via Foppa, per l’esattezza all’altezza dei civici 50 e 52. Qui affacciano - e da 41 anni - le vetrine di Casabella, della quale Stefano Gorla è uno dei 4 soci, e della gelateria «I Gelati di Naninà», di Daniela Bertolo e Donatella Di Stefano.

«In questa zona nel raggio di un chilometro, ci saranno 5 cantieri per almeno altrettanti anni e non potremo più contare né sulla visibilità del punto vendita né sul passaggio di persone e auto – premette Gorla –. Per questo siamo assolutamente disponibili a traslocare e al Comune lo abbiamo già fatto sapere. Non siamo però disposti a traslocare a spese nostre e su questo la Giunta deve venirci incontro». Fin qui è successo che alle attività colpite dai cantieri della M4 siano stati offerti locali comunali in altre zone della città. Locali che sono, però, da ristrutturare e che, per il momento, l’amministrazione comunale non ritiene di dover ristrutturare a sue spese. I titolari delle attività pericolosamente affacciate sui cantieri avrebbero come “ricompensa” l’assegnazione diretta, cioè senza bando aperto a tutti, degli spazi e un canone d’affitto calmierato. Poco per Gorla. «Noi abbiamo già speso in via Foppa: una parte del negozio è in affitto ma un’altra l’abbiamo comprata in leasing.

Abbiamo già questa spesa alla quale far fronte e non possiamo caricarcene altre per un trasloco “coatto”. Deve essere il Comune a pensarci». Il tema si è posto per lo spazio comunale di via Fiamma: «Lì avremmo 140 metri quadrati – fa sapere Gorla – e ci andrebbe bene, anche se qui ne abbiamo 200. Ma è tutto da ristrutturare». Il socio di Casabella contesta anche i criteri fissati nel bando di Palazzo Marino per elargire quel milione di euro tra i negozianti penalizzati: «Poco un milione ed il discrimine non può essere quello degli investimenti sostenuti negli ultimi anni ma, ad esempio, il fatturato». Sulla stessa linea Daniela Bertolo. «Noi siamo pronti a trasferirci altrove perché non possiamo permetterci di aspettare anni prima che i cantieri chiudano e il quartieri si rilanci. Ci sono motivi di visibilità della nostra attività ma di igiene: non il massimo fare gelati con un cantiere a 2 metri dalla vetrina – afferma Bertolo –. Il Comune ci ha proposto 5 soluzioni ma nessuna accettabile: ci hanno offerto di occupare dei locali a Quarto Oggiaro, lontano da qui, o in Barona, vicino all’ospedale San Paolo. O in via Strehler, stretta e senza passaggio. E poi non possiamo provvedere noi a mettere in sesto spazi pubblici finora in disuso».

giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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