ANDREA GIANNI
Cronaca

Il Metoo della pubblicità, nuove testimonianze: "Ci trattava come il suo harem"

Nuovi racconti di molestie, anche in agenzie premiate per le carriere al femminile. La frase choc del capo davanti alla macchinetta del caffè: “Voglio passare il ponte del 25 aprile tra le tue gambe”

Le battaglie del movimento MeeToo (che vuole dire "anch'io") contro le molestie sulle donne nei luoghi di lavoro

Milano, 13 agosto 2023 – “Voglio passare il ponte del 25 aprile tra le tue gambe”. La frase, pronunciata dal fondatore dell’agenzia nel corridoio, davanti alla macchinetta del caffè, ha lasciato impietrita la destinataria della proposta. "Sono diventata rossa e me ne sono andata senza dire niente – racconta – anche per il mio carattere non ho avuto la lucidità per reagire, ma quell’offesa mi è rimasta dentro".

"Come fossimo il suo harem”

Il Metoo esploso due mesi fa nel mondo della pubblicità e della comunicazione digitale milanese continua a raccogliere testimonianze su molestie, mobbing e ambienti "tossici". Testimonianze che convergono anche su un’agenzia di comunicazione che negli ultimi anni ha fatto di tutto per propagandare un’immagine come posto di lavoro favorevole alla crescita professionale delle donne e dei giovani, con iniziative per la conciliazione fra lavoro e vita privata.

"Tutta apparenza e fumo negli occhi – spiega al Giorno Marta, una ex dipendente che chiede di essere citata con un nome di fantasia – mentre invece la realtà era quella di un posto di lavoro omologato alla personalità violenta e aggressiva del fondatore, con continui comportamenti sessisti nei confronti delle donne, giudicate sulla base del loro aspetto fisico. Ci trattava come se fossimo il suo harem".

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Dinamiche “da Medioevo”

La frase pronunciata davanti alla macchinetta del caffè ("Voglio passare il ponte del 25 aprile tra le tue gambe") è stata la punta dell’iceberg. "Già dal colloquio di lavoro c’erano atteggiamenti strani – racconta Marta –. Ad esempio il fondatore diceva che assomiglio alla sua ex, che non riusciva a guardare i miei occhi. Frasi non certo consone a un ambiente professionale – prosegue –. Dopo il colloquio sono stata assunta e, per due anni, ho lavorato in quell’ambiente, con la paura delle reazioni violente e imprevedibili del capo. All’esterno poteva sembrare un posto di lavoro all’avanguardia, ma all’interno le dinamiche erano da medioevo".

"Comportamento patriarcale”

Marta, come tante altre colleghe, ha cambiato posto di lavoro. E ha contattato il movimento Re:B., fondato da alcune lavoratrici del settore dopo la campagna sui social avviata dalla copywriter freelance Tania Loschi, per "offrire un contributo alla costruzione di luoghi realmente accoglienti per le donne". Confermano il suo racconto anche altre ex dipendenti dell’agenzia. "Eravamo costrette ad ascoltare continue battute a sfondo sessuale da parte del titolare – spiega Benedetta, anche lei indicata con un nome di fantasia – e gli altri maschi si sentivano autorizzati a seguire il suo esempio, per un assurdo senso di cameratismo. Quando ci è stato chiesto di elaborare alcune proposte migliorative abbiamo presentato un documento in cui chiedevamo un cambio di registro e un atteggiamento rispettoso. Una richiesta che non è approdata a nulla, mentre sono proseguite le molestie verbali e il comportamento patriarcale del titolare. Andavo al lavoro con l’ansia, con un peso insopportabile. Quando ho cambiato lavoro ho ricominciato a respirare".

Frasi offensive a carattere sessuale

Nella mole di segnalazioni sono spuntati nomi di noti professionisti del settore, multinazionali e agenzie affermate indicate come ambienti di lavoro tossici. "Per me sono stati otto anni sulle montagne russe – racconta un’altra donna, che lavorava per una nota agenzia di comunicazione di Torino – fra comportamenti arroganti e frasi offensive". Frasi che ha sentito più volte rivolgere ad alcune colleghe: "Ti darei due colpi", oppure "Hai fatto un buon lavoro, si vede che ieri hai s...con il tuo fidanzato". Nel marzo scorso la donna ha rassegnato le dimissioni, e anche lei sta ricostruendo una vita professionale in un ambiente più sano.

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