REDAZIONE MILANO

Strade di Los Angeles emarginati e jazz con Melody Gardot

“Currency of Man”, grande album di Marco Mangiarotti

Melody Gardot

Milano, 18 giugno 2015 - Apocalittico. Di devastata e devastante bellezza. Un suono cinematografico che scava le radici di una musica in bianco e nero. Se fosse un film, fine anni ’60, inizio anni ’70. Melody Gardot, cantante, songwriter, musicista, presenta il suo quarto album “Currency of Man” (Decca) nella sezione “Un Certain Regard” e affianca al produttore Larry Klein (Joni Mitchell, Herbie Hancock, Madeleine Peyroux), quello di “My One ad Only Thrill”, il giovane arrangiatore francese Clément Ducol. «Ha un tocco impressionista, alla Debussy», conferma Klein. Melodie, dopo aver viaggiato in Argentina, Africa, Brasile, transvolato da New York a Parigi, riletto samba, tango, bossa e calipso con gli occhiali scuri del jazz (vendendo milioni di album), racconta senza censure il mondo degli emarginati in una Los Angeles livida e disumana. Suoni e voci di strada, «non è qualcosa che riguarda l’amore, il desiderio, la fantasia, parla della vita». Un’esperienza riflessiva, collettiva, diversa da qualsiasi altro lavoro. Un viaggio musicale che scende in miniera, illumina il lato scuro della strada. Ritmi funky bass, fra America profonda e Giamaica, sezioni fiati (retro) soul e jazz, che scendono in basso, al confine delle tenebre (della psiche). Esistenziali, arrangiati da Jerry Hey. Voci gospel, blues e jazz, come una Billie Holiday postmoderna e chic, mentre il direttore della fotografia mette a fuoco il senso del racconto.

Ho sempre pensato che Melodie Gardot fosse la più intrigante, elegante, potente cantautrice e musicista contemporanea. Curiosa. Post jazz. Segnata dalla vita, senza intaccare la sua grande bellezza. «Ogni album – confessa – è un viaggio e questo disco una sorta di salto nell’ignoto. Dopo aver passato qualche tempo a Los Angeles, le canzoni hanno finito col parlare delle persone che ho incontrato: gente che viveva un’esistenza ai margini. Io e Larry andiamo alla scoperta di un approccio elettrico alle canzoni, inedito per me». Usando vecchi microfoni e macchine analogiche, fra Parigi e New Orleans. Capolavoro, senza gerarchie di canzoni. Lei è la più grande.