
Un cartello indica di rivolgersi, per le emergenze, alla guardia medica
Le lamentele ormai non si contano più. L’esasperazione è alle stelle, tanta la frustrazione e soprattutto la preoccupazione tra centinaia di assistiti rimasti senza il proprio medico. La vicenda è iniziata a giugno, quando a uno dei medici di base in servizio a Buccinasco è stata notificata una sospensione da Ats. Una questione delicata, di cui il medico non vuole parlare, si limita a dire che "la sospensione è una pena spropozionata. Aspetterò il corso della magistratura". Insomma, i motivi della sospensione non sono ancora chiari, Ats ha notificato la sospensione in seguito a un’ordinanza del tribunale che applica un divieto temporaneo di esercitare la professione medica.
Ma mentre si attende il percorso legale, a rimetterci sono i 1.600 assistiti del dottore. A un’iniziale sostituzione, durata poche settimane, ha fatto seguito il caos, con i pazienti che non sanno "dove andare, cosa fare – lamentano –. Siamo stati abbandonati, non abbiamo un punto di riferimento, i medici della zona sono tutti pieni, bisogna rivolgersi a Milano. E per gli anziani e i cronici? È una situazione assurda, siamo soli". Condivide la considerazione il sindaco Rino Pruiti, che già a giugno aveva chiesto un intervento ad Ats. "Credo sia vergognoso – commenta il primo cittadino –. Si tratta di persone, molte fragili, che non sanno cosa fare, sono disperate. Continuiamo a sollecitare Ats, noi mettiamo a disposizione spazi, incentivi, facciamo la nostra parte". I pazienti sono allo sbando.
Un cartello davanti allo studio del medico avvisa di rivolgersi alla guardia medica per emergenze, ma per ricette e prescrizioni? L’unica possibilità è intasare i pronto soccorso, anche perché "all’ambulatorio di via Marzabotto, dove ci è stato detto di rivolgerci – dicono i pazienti – non risponde nessuno. Non sappiamo cosa fare". La situazione è critica, appesantita da un’emergenza diffusa su tutto il territorio, dove c’è carenza dei medici di base, nonostante le parole dell’assessore al Welfare regionale Letizia Moratti, che ha definito questa tangibile mancanza come "una percezione, non data dal numero di medici ma dalla loro organizzazione". Insorgono i dottori di famiglia rimasti in servizio che, invece, sanno benissimo cosa significa svolgere la difficile professione e sono consapevoli della carenza di colleghi. "Abbiamo manifestato insieme ai sindaci del territorio – conclude Pruiti –: i vertici regionali devono intervenire. Ci sono in ballo le vite di centinaia di persone che stanno rinunciando a fare esami e a curarsi in maniera appropriata perché non hanno un punto di riferimento".