"Medici e infermieri, i nostri eroi"

Il sindaco e la città al personale sanitario: non dimenticheremo mai i giorni più duri, grazie per quello che avete fatto

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di Barbara Calderola

Due anni di pandemia. Cernusco ringrazia medici e infermieri. "Dall’inferno, alla luce in fondo al tunnel. Non dimenticheremo mai i giorni più duri e quello che avete fatto per noi". Il sindaco Ermanno Zacchetti rende omaggio agli angeli delle corsie, alla protezione civile e a centinaia di volontari che "hanno fatto la differenza". La memoria corre a chi non ce l’ha fatta, anche il Comune ha pagato un tributo pesante al virus che ha cambiato tutto: fra le prime vittime c’è stata Franca Antonino, la collaboratrice in servizio da anni in Municipio morta durante la prima ondata. Da marzo 2021 a Villa Greppi c’è una targa che la ricorda. È il simbolo di un dolore che "ha travolto migliaia di famiglie", sottolinea il primo cittadino. L’ospedale Uboldo era diventato una trincea, come gli altri reparti della zona, dove sono passati 2mila malati e più di 300 sono le croci seminate da Sars-Cov 2 in quelle mura. La memoria torna alle stanze isolate, ai pazienti intubati, senza il conforto dei parenti. "A chi li ha assistiti senza risparmiarsi oggi Cernusco, sono sicuro di farlo a nome di tutti, rivolge un pensiero". Erano loro a reggere i tablet per le videochiamate "spesso l’ultimo contatto prima della fine", sono loro ad avere inventato le camere degli abbracci per tornare a dare un po’ di calore ai nonni blindati nelle case di riposo, sono loro "ad avere allungato la mano per un’ultima carezza a tanti". "Guardo la foto del nostro ospedale che nel marzo 2020 ha fatto il giro del mondo: quella mano sullo schermo, un gesto d’amore che mi commuove ogni volta - aggiunge il sindaco - mai come in questi 24 mesi abbiamo avuto occasione di riflettere sul ruolo centrale del nostro personale sanitario, non solo perché ci ha curati, ma per gli slanci di umanità che ci ha donato nei momenti più critici".

La pandemia ha avuto questo aspetto intimo, ma ne ha un altro pubblico. "È l’occasione per ripensare al modo in cui soprattutto nella normalità verso la quale ci stiamo avviando, garantiremo l’assistenza sui nostri territori per evitare altre pressione sui reparti - conclude Zacchetti -. Il sistema deve essere più vicino alle persone, puntare all’integrazione fra ospedali, case della comunità e medici di famiglia con due obiettivi: permettere a chi ci lavora di farlo al meglio e non lasciare mai più solo chi soffre".

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