
Alessia Fischetto si è appena diplomata
Milano – La prima superiore finita in lockdown. Il ritorno faticoso alla normalità. Poi, quando andava tutto per il meglio, una delusione, il vuoto, la battaglia contro l’anoressia. "Che continua. Ma sono riuscita a tornare a scuola, sto decisamente meglio e sono matura". Alessia Fischetto si chiude alle spalle il portone del liceo delle Scienze umane Faes. È pronta per l’università: studierà Sociologia alla Cattolica.
Un bilancio di questi anni?
"Ho scelto Scienze umane attirata da materie nuove, dalla psicologia e dall’economia. A febbraio l’isolamento non ha aiutato. Dopo la seconda metà in presenza e a distanza è stato molto difficile tornare alla normalità: non mi sentivo di essere al liceo".
Poi, finalmente, la terza.
"Il 2021 è stato un bell’anno, riprendevo a socializzare, mi sono fidanzata con un ragazzo della scuola. Durante l’estate mi sono lasciata. E tutto è precipitato: nel 2022 ho cominciato a soffrire di disturbi alimentari. È come se avessi un vuoto, non ricordo più cos’è successo in quel periodo. Mi sono chiusa in me stessa e la situazione è degenerata: sono stata presa in carico dall’Ospedale San Paolo. I miei professori hanno attivato la scuola a domicilio".
Le sono sempre stati accanto?
"Sì. Mi sono stati vicini, mi hanno aiutato. E a settembre sono riuscita a tornare in classe. Mi sono detta: perché mi sto facendo questo? Per fare vedere quanto soffro? E invece non mi vedeva più nessuno a parte i prof. Mi stavo facendo solo del male. Anche le amiche non venivano mai a trovarmi".
Avevano paura di affrontare la situazione?
"Credo proprio di sì. Un dottore mi ha detto che spesso in questi casi si ha paura di dire qualcosa di sbagliato e si preferisce sparire. Lo capisco, anche se ci ho sofferto. Quando mi sono ammalata si parlava ancora poco di anoressia e salute mentale".
La svolta?
"Tornare a scuola è stato traumatico, tutti erano andati avanti con la loro vita. Mi sentivo indietro. Poi è arrivata una compagna nuova, Mariagioia: è stata la mia salvezza. Mi ha tirata su, anche se ogni tanto facevo fatica ad andare a lezione, avevo crisi di pianto. Ma il giorno dopo mi ripresentavo lo stesso".
Un passo dopo l’altro, verso la maturità.
"La prima prova l’ho affrontata con tranquillità, ho scelto la traccia sul diario segreto. Perché scrivere mi ha aiutata tantissimo: quando non riuscivo a parlare, a dire quello che provavo, aprivo le note del cellulare. Anche le amiche ora lo sanno e me lo dicono: “Non te la senti di sfogarti? Scrivici“".
Cos’ha voluto presentare come suo “Capolavoro”?
"All’inizio pensavo di portare il mio percorso sull’anoressia, ma ho deciso di cambiarlo, confrontandomi con la mia prof. Io non sono quello. C’è altro in me. Ho presentato un’esperienza di lavoro, nella panetteria di mio cugino, la quotidianità della vita".
Come ci si sente, con il diploma in pugno?
"La vera soddisfazione è ripensarmi a inizio della quinta, quando stavo per abbandonare la scuola, e vedermi ora. Non posso dirmi ancora fuori dalla malattia, c’è ancora da lavorare, ma questo traguardo l’ho superato. Grazie a me stessa e a mia mamma, Paola, sempre vicinissima. So quanto sia stata male per me. Era con me anche all’orale, quando ho finito di parlare è scoppiata a piangere commossa. Ce l’ho fatta, sono matura. E ne parlo per dare speranza ad altri: con la forza di volontà e il coraggio di farsi aiutare si può affrontare tutto".