
Una veduta “crepuscolare“ dei grattacieli di Porta Nuova
Massimo Beltrame, cosa comporta far parte del CTBUH (Council on Tall Buildings and Urban Habitat)?
“Questa organizzazione, principale sede a Chicago, assegna ufficialmente il titolo di Edificio più alto del mondo. Amici, diciamo ‘fuori di testa’, che passano la vita a misurare i grattacieli. Io sono il referente italiano. Per farne parte, si deve superare un esame”.
Ovvero?
“Saper calcolare, appunto, l’altezza di tali edifici (dall’ingresso pedonale)”.
E cosa porta un filosofo, come lei si è formato, ad approfondire la storia dell’architettura?
“Heidegger diceva: “L’uomo non può essere separato dallo spazio“, che non è oggetto esterno, né esperienza interna. Ragionare sullo spazio è dunque un processo molto filosofico”.
Perché ha ragionato, e scritto, soprattutto su Milano?
“A Milano sono nato e vivo. Girando il mondo, ho raccolto emozioni e stimoli. L’esotico, certo, attira. Ma per pigrizia rischiamo di non veder quel che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni”.
Ora, pubblicata da Meravigli Edizioni, ci fa vedere “L’insostenibile bellezza di Milano“. Titolo enigmatico come “L’insostenibile leggerezza dell’essere“ di Milan Kundera, da cui ha tratto la formula romanzo-saggio?
“Anche “I Promessi Sposi“ sono un romanzo-saggio. Più che altro mi sono ispirato a Kundera nel sottotesto: scoprire i personaggi da prospettive diverse. Prospettive che apro attraverso un racconto senza il quale la bellezza milanese può diventare insostenibile: nel far conoscere perché quel grattacielo abbia quella forma o quel quartiere abbia quella precisa identità, in buona sostanza invito a fermarsi e informarsi. Milano richiede impegno per essere decifrata”.
In copertina, torri scintillanti, i veri protagonisti?
“Diceva l’architetto William Pedersen che i grattacieli sono attori sul palcoscenico cittadino Hanno ridefinito il nostro skyline e introdotto nuove forme d’abitare, nuovi modi di guardare alla città. Perciò mi piaceva l’idea di ambientare storie al loro interno. Forse sono i nostri nuovi castelli medievali. Vi può succedere di tutto”.
Facilmente è penetrato anche nei grattacieli residenziali?
“Sì, ho visto alcuni di questi appartamenti: qualcosa di assolutamente unico. Sembra di poter abbracciare metaforicamente l’intera città”.
Per esempio, dalla Torre Solaria in Porta Nuova...
“Con i suoi 143 metri, l’edificio residenziale più alto d’Italia, ha appartamenti anche duplex e triplex, esclusivi e di lusso. Vi risiedono esponenti degli emirati: sono gli expat confluiti a Milano, i nuovi stranieri (non immigrati) che la stanno ridefinendo”.
E compaiono in questa sua nuova storia, romanzo quasi giallo, che si svolge intorno a uno Stradivari di svariati milioni di euro. Perché un violino al centro di colpi di scena e crisi esistenziali?
“Mi permette dar sfogo a un’altra mia passione: la musica”.
In effetti il titolo s’imprime nella memoria come una frase musicale (addirittura diventò un tormentone “L’insostenibile leggerezza dell’essere“ grazie a Roberto D’Agostino che la citava sempre durante la trasmissione di Arbore “Quelli della notte“). Auguriamo che anche i suoi lettori milanesi restino ammaliati. Certo, saranno orgogliosi di scoprire vari primati...
“Quando la Torre Breda, in piazza della Repubblica, fu costruita negli anni Cinquanta, era il più alto grattacielo d’Europa, il primo a superare la Madonnina. Le torri sono sempre state nel DNA di Milano. A cominciare dalle 135 guglie del Duomo... E proprio quella maggiore da Cesar Pelli, l’architetto della Torre Unicredit - la più alta d’Italia e tra le prime venti d’Europa - fu citata dopo averla vista dal ristorante della Rinascente. E l’elegante Pirelli, tra i più alti al mondo costruito in cemento armato, nel 1955 da Edgar Kaufmann fu giudicato incomparabile: “Nessun nuovo edificio alto così magnificamente concepito nell’insieme di struttura, ruolo e posizione è dato trovare oggi in America“. E la Torre Allianz è la più alta d’Italia al piano calpestabile. E la Torre Diamond la più alta d’Italia interamente in acciaio...”.
Opposizioni a slanciarsi in alto?
“Sempre. Persino la Guglia Maggiore del Duomo da Pietro Verri fu definita ‘ridicola e bestiale’. E sembra non piacesse nemmeno a Giuseppe Parini”.
Però ai milanesi, che hanno potuto permetterselo, sempre è piaciuto abitare, più che palazzi d’epoca, la modernità dei grattacieli: vedi la Torre Rasini sorta nei primi anni Trenta. Cosa attenderci entro il 2025?
“A porta Romana la Torre Faro a forma di ciminiera, 144 metri, nuova sede di A2A, che lì aveva le sue ciminiere”.
Nell’incessante lotta per reinventarsi, la nostra città proiettata verso l’alto cosa diventerà?
“Quel che ancora non riusciamo a decifrare. E qui sta il bello”.