Federica Zaniboni
Cronaca

Manganellate alla trans, agente offre tremila euro: “Accettiamo la somma. Ma a titolo di acconto”

Uno dei cinque ghisa imputati ha chiesto il rito abbreviato. La 42enne era stata colpita mentre era a terra in zona Bocconi. Scena ripresa e postata sui social da alcuni studenti universitari

Manganellate alla trans a Milano

Manganellate alla trans a Milano

Uno dei cinque agenti della polizia locale imputati per il caso di Bruna, la donna transessuale di 42 anni colpita a manganellate nel maggio del 2023, ha scelto il rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo sulla pena in caso di condanna. Un altro ha invece offerto un risarcimento da 3mila euro. È quanto emerso dall’udienza preliminare di ieri davanti al gup Patrizia Nobili, che proseguirà il prossimo 17 giugno per gli altri quattro poliziotti. L’offerta risarcitoria è stata accettata dalla donna, difesa dall’avvocato Debora Piazza, come acconto su un eventuale risarcimento di danno maggiore.

Secondo le accuse, i “ghisa” avrebbero colpito alla testa la 42enne con il bastone distanziatore quando già si trovava a terra, dopo che le era stato spruzzato al volto lo spray urticante. L’episodio era avvenuto in via Sarfatti, davanti all’ingresso dell’Università Bocconi, e alcuni studenti avevano ripreso tutta la scena con un telefonino. Le immagini erano state presto diffuse online.

Il pm Giancarla Serafini, che ha coordinato l’inchiesta con l’aggiunto Tiziana Siciliano ha chiuso lo scorso autunno le indagini preliminari, per poi chiedere il rinvio a giudizio per cinque degli agenti con le accuse, a vario titolo, di lesioni aggravate - anche dall’abuso della pubblica funzione - e il falso in atto pubblico. Quest’ultimo reato viene loro contestato perché, secondo quanto ricostruito, avrebbero scritto informazioni non veritiere nell’annotazione di servizio. Gli agenti, secondo quanto avevano riferito nella relazione dell’intervento che si era concluso con la denuncia di Bruna, sarebbero infatti intervenuti in via Giacosa, circa un’ora prima, per aiutare un collega che si trovava in difficoltà a gestire una persona "molesta".

Stando a ciò che era stato riportato, Bruna "mostrava nudità alla presenza di donne e bambini e urinava davanti a tutti". Dopo averla fatta salire a bordo dell’auto di servizio per accompagnarla in via Custodi dove avrebbero dovuto procedere con l’identificazione, lei avrebbe cominciato a battere la testa contro i finestrini, per poi giungere un malore e approfittare della situazione per darsi alla fuga. Nell’avviso di conclusione delle indagini, la Procura scriveva che tali circostanze erano state "smentite dalla successiva attività investigativa", tra cui anche la testimonianza della stessa 42enne.

Sarebbero stati gli agenti a volerle "dare una lezione", fermandosi in via Castelbarco senza che lei avesse "in alcun modo fatto nulla". I poliziotti, sempre stando quanto messo a verbale dalla presunta vittima, si sarebbero accaniti su di lei in quanto transessuale, per poi "tenerla chiusa dentro l’auto almeno 20 minuti" dopo averle spruzzato in faccia lo spray insultandola e minacciandola. L’udienza preliminare nei confronti dei quattro che non hanno chiesto riti alternativi proseguirà il prossimo 17 giugno. Il processo con rito abbreviato per il quinto poliziotto si celebrerà invece il primo luglio.