La figura del manager della felicità è nata in Usa
Il suo compito è quello di "monitorare e incrementare il benessere organizzativo", creando un clima migliore in azienda perché "dipendenti contenti sono anche più produttivi". La figura del “manager della felicità“, nata negli Stati Uniti, sta iniziando a diffondersi anche in Italia, non solo nelle grosse aziende. Tra le piccole e medie imprese che hanno introdotto la figura del Chief Happiness Officer (Cho) c’è il gruppo Across, che offre servizi fiduciari e di amministrazione di trust. Al manager della felicità, spiegano, "spetta il compito di monitorare ed incrementare il benessere organizzativo, fino alla realizzazione del potenziale di ogni risorsa". Nel concreto, il Cho "studia le strategie, le misure e le azioni adatte a migliorare l’ambiente di lavoro e rendere le persone più produttive e motivate. Tutto ciò che riguarda il rapporto tra lavoratore e azienda viene riletto e affrontato secondo un approccio orientato al benessere che permette di rendere i dipendenti parte integrante di un sistema culturale più grande".
In Italia ci sono solo 250 manager della felicità, mentre nel mondo la professione è molto più diffusa e sta rivoluzionando il welfare aziendale. Per formare queste figure sono nati anche master e corsi di formazione, puntando su una richiesta crescente da parte delle aziende, nel tentativo di ricostruire un clima positivo in un mondo del lavoro terremotato da pandemia, crisi e smart working. Con quali strumenti? Caffè, frutta e cornetti gratis in ufficio, solo per citare qualche esempio. Uffici colorati, foto appese alle pareti, eventi dedicati alla socializzazione e sportelli per ascoltare i bisogni dei dipendenti, con la consapevolezza che "divertendosi si lavora meglio".