Omicidio Cologno Monzese: Begoña, donna coraggio uccisa dal figlio che aveva cresciuto

Dopo la morte per infarto del marito si era rimboccata le maniche diventando la capofamiglia. La lite di notte, le coltellate e il fermo

 Maria Begoña Gancedo Ron (la vittima) e il figlio Daniele Gandolfo

Maria Begoña Gancedo Ron (la vittima) e il figlio Daniele Gandolfo

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La chiamavano Begonia, "come il fiore migliore". Quando era più giovane, era "la spagnola del secondo piano" oppure "la bella ragazza con i capelli rossi". Maria Begoña Gancedo Ron aveva 60 anni e "aveva già sofferto tantissimo nella sua vita tanto sfortunata", come racconta Elena Faccini che la conosceva bene. Quindici anni fa era morto il marito Felice. Un infarto lo aveva stroncato e lei era rimasta da sola con i tre figli: due gemelle con sindrome di Down, oggi 24enni, e Daniel Gandolfo, 28 anni, che ieri sera è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario. I tre vivevano insieme in via Bergamo 7, nel quartiere di San Maurizio al Lambro, in un complesso popolare nella periferia colognese al confine con Sesto San Giovanni. Le ragazze - che ieri sono state ascoltate come testimoni dal pm Michela Versini, col supporto di uno psicologo - erano completamente dipendenti dalla madre e già supportate dai servizi sociali: se ora non subentrerà la rete parentale, che esiste, saranno aiutate dal Comune attraverso la figura di un amministratore di sostegno, che dovrà essere nominato. Il figlio maggiore, Daniel, aveva frequentato l’istituto professionale “Marignoni Marco Polo“ di Milano, con indirizzo servizi commerciali, e lavorava come cassiere in un supermercato. Begoña, dopo tanti anni in una cooperativa che collaborava con il municipio, era stata assunta dal Comune di Cologno e, ormai da tempo, era addetta alla biblioteca dei ragazzi, di cui ne era diventata volto e animatrice culturale.

"Abbiamo lavorato insieme sei anni. Amava questo luogo, amava il suo lavoro. Era una colonna portante della nostra sala di lettura – ricorda Simone Rosa, ex assessore –. Aveva sempre tanta pazienza e un enorme piglio materno. Quando raccontava le fiabe ai piccoli lo faceva con grande enfasi e affetto". Pochissime le parole sulla pesante situazione che c’era a casa. "Era una persona molto riservata, che non chiedeva mai – spiega Rosa –. Anche se conoscevo le sue difficoltà, apertamente non ne ha mai parlato. Quando ho letto la notizia e visto la sua foto, mi si è fermato il cuore".

Italiana di origini andaluse, aveva partecipato a un progetto multilingue in biblioteca dedicato ai bambini, che aveva riscosso grande successo. Ieri, in segno di lutto, il servizio è rimasto chiuso tutto il giorno. "La biblioteca non sarà più la stessa senza lei – dice sconsolata Marta Quadri –. Sapeva trasmettere curiosità e interesse nei piccoli lettori e ci riusciva solo col sorriso e il suo grande cuore". Un punto di riferimento per i servizi all’infanzia, conferma il sindaco Angelo Rocchi: "Lascerà un vuoto incolmabile in tutti coloro che l’hanno conosciuta. Non ci sono parole per questa perdita e per esprimere lo stato d’animo che provo". Dolce, disponibile e mite gli aggettivi che più ricorrono nelle descrizioni dei colleghi e delle famiglie che l’hanno frequentata. "Mio fratello piccolo ogni volta non vedeva l’ora di andare da lei per farsi suggerire i libri da prendere", confessa Alessandra Facciuti. "Una grande donna, mamma encomiabile", si ripete. "Ricorderò per sempre la sua dolcezza e disponibilità. Ho conosciuto lei e suo marito Felice anni fa, erano una bella coppia. Il destino è stato crudele con loro. Ora li immagino insieme per sempre", ricorda l’amica Gabriella Cazzaniga. Una vita complicata, che non le aveva tolto sorriso né gentilezza. "Se l’è sempre dovuta cavare da sola", raccontano le vicine della vecchia casa. "Ha avuto una vita difficile, piena di sofferenza tra la morte di Felice, la lunga vedovanza e la malattia dei figli. Che proprio la sua vita sia finita nella violenza è una beffa ancor più inaccettabile".

 

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