
La presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi con l’abito della «memoria»
La Maison Finzi, agli inizi del Novecento, aveva sede in via Manzoni, nel cuore di Milano. Era un punto di riferimento per tutta l’alta moda italiana. Ma qualche anno dopo la presa del potere del fascismo, i cittadini di origine ebraica entrarono nel mirino del regime. A Guglielmo detto William e a Edgardo, figli del fondatore della maison Carlo, non restò altra scelta che chiudere e provare a salvarsi la vita. Purtroppo senza successo. Guglielmo, che combattè come partigiano, ed Edgardo furono deportati e morirono nei campi di concentramento nazisti.
Un bozzetto di un abito da sera della Maison Finzi, però, è sopravvissuto alle devastazioni del fascismo e del nazismo in Italia, è stato conservato per anni negli archivi della Biblioteca Braidense e questa mattina, durante la cerimonia di consegna delle Civiche benemerenze al Teatro Dal Verme, prenderà vita grazie al Comune, al lavoro dei due creativi Marta Nava e Guido Lo Pinto e degli studenti dell’Istituto europeo di design (Ied) e al contributo della Fondazione Cariplo. Sì, perché quel bozzetto è stato trasformato in un elegante abito bordò dalla studentessa dello Ied Silvia Marzano. Un abito che sarà indossato questa mattina dalla presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, "come testimonianza materiale di quanto sia importante curare, custodire e cercare la verità nella memoria".
Il progetto il “Filo spezzato“ – patrocinato dal Comune nell’ambito di “Milano è memoria“ e sostenuto dall’Anpi e dall’Associazione Figli della Shoah – sarà uno dei momenti più emozionanti della cerimonia di consegna degli Ambrogini d’oro. Subito dopo il discorso alla città da parte dei sindaco Giuseppe Sala, Buscemi e Silvano Finzi, figlio di Guglielmo, anche lui partigiano, saliranno sul palco per raccontare la tragica storia della maison milanese di alta moda e dei suoi due proprietari, ai cui nomi e al cui sacrificio il capoluogo lombardo ha già dedicato due pietre d’inciampo. Sull’abito realizzato per l’occasione odierna, è stata cucita una dedica che Guglielmo lasciò al figlio Silvano prima della morte: "Perché il tempo ci trovi sempre uniti". Un abito pensato 90 anni fa, ma modernizzato dalla giovane stilista dello Ied e successore di quello che finora era l’ultimo abito conosciuto della Maison Finzi, quello conservato al Palazzo dell’Arco di Mantova e indossato dalla contessa Giovanni D’Arco.
Buscemi, intanto, sottolinea che "è un onore e un’emozione, per me, essere parte di una storia così significativa per Milano e per l’Italia che, con orgoglio, raccontiamo nel giorno del patrono della nostra città. Questo abito ricuce il filo spezzato dall’odio, riscatta la vicenda di una famiglia e di un’impresa milanese che, come tante altre, sono state distrutte dalla violenza dei fascisti italiani e dei nazisti e, allo stesso tempo, ha il merito di unire generazioni diverse in una esperienza di studio, ricerca e creazione artistica che certamente renderà più forte, in loro e in tutti noi, il ricordo e la Memoria di ciò che è stato l’Olocausto. Ringrazio chi ha reso possibile tutto questo".
In vista della cerimonia di stamattina, interviene anche il sindaco Sala: "Ricucire lo strappo che l’odio e la violenza nazifascista hanno provocato nella nostra società, lacerando nel profondo la storia della famiglia Finzi e quella di tanti cittadini a Milano, in Italia e nel mondo è impossibile. Ciò che possiamo fare è ristabilire la verità e fare memoria delle vittime e delle loro storie, anche attraverso progetti come “Filo spezzato".