"Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo, che caldo faceva. “Brigadiere, apra un po’ la finestra“, ad un tratto Pinelli cascò...". La “Ballata del Pinelli“ ha aperto la cerimonia laica per l’ultimo saluto a Licia Rognini, che lunedì si è spenta all’età di 96 anni, dopo aver speso metà della sua vita per "difendere la memoria del marito" e per la verità sulla morte del ferroviere anarchico, fermato ingiustamente per la strage neofascista di piazza Fontana e precipitato da una finestra al quarto piano della Questura di Milano, dove era in corso il suo interrogatorio, in circostanze mai chiarite. Sul feretro due cioccolatini, quelli che Licia offriva assieme al caffè a chi andava a trovarla nella sua casa, una corona di fiori con la scritta “Palestina“ sul fiocco. Poi la stessa bandiera nera, con in rosso la “A“ simbolo dell’anarchia, che fu esposta sulla bara di Pino Pinelli quando furono celebrati i funerali, il 20 dicembre 1969, della "diciottesima vittima della strage di piazza Fontana". Centinaia di persone si sono radunate ieri nella sala allestita dalla casa funeraria San Siro in via Corelli e all’esterno, dove sono stati esposti striscioni con la scritta “Memoria antifascista“ e “Non c’è futuro senza memoria-Ciao Licia“. Una donna divenuta, suo malgrado, un simbolo e un personaggio pubblico.
"Sei stata lucida e dignitosa fino alla fine - è il messaggio letto da una delle due figlie, Claudia – e te ne sei andata in un soffio. Non hai mai voluto diventare un monumento nazionale malgrado il terribile calvario, il muro di gomma. Non ti sei mai permessa la rassegnazione e l’odio. Sei stata la nostra roccia, mamma. Non hai mai permesso che il dolore e la rabbia cancellassero i ricordi belli". Claudia sottolinea il coraggio della "prima donna in Italia a denunciare un questore", una donna che ha "continuato a chiedere giustizia per quell’anarchico idealista che avevi sposato, il nostro papà, ucciso innocente nei locali della Questura di Milano". I quattro nipoti la descrivono come "una nonna coraggiosa e forte", che "ha insegnato cosa vuol dire lottare e resistere" e si è spenta lunedì scorso all’età di 96 anni. La ricordano anche attraverso alcuni aneddoti. "Quando andavamo a casa sua trovavamo sempre la tavola apparecchiata – raccontano – ma dovevamo portare noi il cibo perché cucinare non le interessava. Se poi erano patate al forno, tanto meglio....". Le figlie di Licia, Silvia e Claudia, hanno rifiutato l’offerta del Comune di celebrare i funerali nella Casa della memoria, preferendo evitare anche una presenza delle istituzioni: il sindaco Giuseppe Sala è passato per una visita, in forma privata, alla camera ardente.
Hanno partecipato alla cerimonia esponenti dell’Anpi (Pino Pinelli era stato partigiano) e del movimento anarchico, fazzoletti rossi al collo e bandiere. Personalità della società civile milanese e centri sociali. Tra gli altri Giovanni Impastato, fratello del giornalista Peppino Impastato ucciso dalla mafia nel 1978, l’ex magistrato Guido Salvini, che riaprì le indagini sulla strage di Piazza Fontana. Presenti, sempre in forma privata, anche l’assessore del Comune Lamberto Bertolè e il capogruppo del Pd al Pirellone Pierfrancesco Majorino, consiglieri comunali come il verde Carlo Monguzzi. "Con il sindaco Giuseppe Sala abbiamo già ragionato perché riteniamo che serva un riconoscimento forte a questa donna che ha fatto la storia di Milano e non solo", spiega il presidente dell’Anpi provinciale di Milano, Primo Minelli. "Luigi Calabresi (il commissario ucciso da Lotta Continua il 17 maggio 1972, ndr) è stato iscritto al Famedio con motivazioni che hanno dell’incredibile, viene visto come un esempio luminoso della giustizia e credo che più ipocrisia di così non ci possa essere", è la riflessione polemica di Massimo Varengo, esponente della Fai, la Federazione anarchica italiana, intervenuto durante il rito laico.
Alcuni, tra cui la direttrice di Radio Popolare Lorenza Ghidini, hanno ricordato il "falso clima di pacificazione", dopo l’abbraccio tra le due vedove, Licia Pinelli e Gemma Calabresi, che si erano incontrate al Quirinale nel 2009, grazie all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. È stata letta una poesia dall’Antologia di Spoon River, il libro di Edgar Lee Masters che Pino amava regalare agli amici, lo scrittore Paolo Pasi ha suonato la chitarra. Terminata la cerimonia il feretro è stato portato all’aperto, per un saluto sulle note della Banda degli Ottoni. “Bella ciao“, canzoni anarchiche come “Addio Lugano Bella“, pugni chiusi alzati. Poi Licia si è ricongiunta con il marito nel cimitero di Turigliano, a Carrara, che in un’ala ospita tombe di personalità anarchiche. "Milano non merita Giuseppe e Licia Pinelli – spiega Gad Lerner – la Milano di oggi in cui gli uomini più potenti si chiamano La Russa, la Milano degli spioni, che guarda con reticenza alla verità".