
Tra le battaglie, quella per mantenere la scuola dell’Infanzia nel quartiere. Il costo degli affitti ha messo in ginocchio diverse attività commerciali. Cresce la social street, "lavoriamo per il bene comune e contro le solitudini".
Milano – È un chilometro di strada che unisce scorci da vecchia Milano, con cortili del secolo scorso e botteghe storiche, a locali nuovissimi, mentre l’anima del borgo, che privilegia i legami sociali alimentati anche dalle realtà associative, si amplia accogliendo turisti e studenti da più parti del mondo. È corso San Gottardo, tra piazza XXIV Maggio e via Meda, a un passo dalla zona dei Navigli. Che aria si respira? "Stiamo assistendo a una trasformazione generazionale – riflette Alessandro Calcagni, della Merceria Carcano, da 30 anni sul corso –. Le famiglie a poco a poco stanno cambiando e aumentano gli appartamenti dedicati agli affitti brevi".
Molti, come Carlo Pecchio, del panificio Antico forno, fanno però notare che nello stesso tempo "parecchi negozi hanno chiuso, schiacciati dal caro affitti, dalle grandi catene e dalle compravendite online". E non tutte le attività vengono rimpiazzate: non sfuggono i cartelli “Affittasi“ sulle vetrine. Tra coloro che resistono, il posto d’onore è dell’ottantanovenne Giuseppe Gaviglio che con l’enoteca “Vino Vino“, gestita oggi insieme al figlio Andrea, è un’istituzione oltre che memoria storica. "È cambiato tutto. Io sono nato qui sopra – esordisce –, mio padre Sebastiano ha aperto questo posto 104 anni fa. Allora acquistava le botti e vendeva il vino sfuso". Varcando la porta della sua cantina si viaggia nel tempo, tra bottiglie appese e altre conservate sugli scaffali di legno. "Gli stessi di un secolo fa, come il pavimento", dice Andrea. "Del passato rimpiango la maggiore tolleranza, c’era meno nervosismo, si era più inclini ad aiutare il prossimo".
Ma la socialità continua a essere coltivata anche con l’utilizzo dei canali più moderni come le social street, pagine Facebook. "La nostra San Gottardo Meda Montegani Social street – spiega il fondatore Fabio Calarco – esiste da 11 anni", è tra le più longeve ed è la più numerosa a Milano, seguita oggi da oltre 17.400 persone. I cittadini si scambiano consigli e oggetti, chiedono informazioni, propongono iniziative. "Ma quello virtuale è un mezzo. Il fine è sempre quello di coltivare i rapporti umani dal vivo", sottolinea Calarco. "Il mix tra mondo reale e virtuale ci ha dato la possibilità di innescare un fenomeno virtuoso che ha un solo e unico obiettivo: il bene comune". Si tende una mano ai più fragili, le famiglie si uniscono per battaglie condivise, "ora stiamo pensando di attivarci contro “le solitudini“ che riguardano persone di ogni età".
Quanto alle battaglie, celebre è quella dello scorso anno per non far morire la scuola dell’Infanzia Gentilino 4/a. Ospitata in un immobile di proprietà di una onlus, lo scorso anno era a rischio chiusura, dopo la scadenza dell’affitto. Raccolte firme e “gentilmarce“ organizzate dal quartiere hanno portato a un risultato: un affitto ponte di due anni. Ma non è finita. "È già passato un anno. L’anno prossimo si troverà una soluzione più stabile o torneremo punto e a capo?", si domandano i cittadini. Intanto, a farsi sentire ci sono i genitori del complesso attiguo che ospita primaria e secondaria di primo grado, "interessato da lavori che non finiscono mai.
Per questo è stato fondato il comitato “Sos Gentilino e Tabacchi – La scuola non è un cantiere“, proprio per confrontarsi con l’Amministrazione e avere risposte". Tra le criticità, poi, "la mancanza di cura", evidenzia Teresa Porcelli, da decenni residente in zona. Molti puntano il dito contro "l’inciviltà. Basta fare un giro dentro il parco della Resistenza (ex Baravalle, ndr) per osservare cumuli d’immondizia e parti danneggiate". Sul piatto anche la sicurezza stradale. "Da anni – conclude Calarco – chiediamo interventi all’incrocio con le vie Lagrange e Gentilino, dove sono capitati parecchi incidenti. Non serve nulla di invasivo, basterebbe aumentare la segnaletica per rendere gli attraversamenti pedonali più visibili". Ma nel complesso, "il nostro quartiere resta un bel posto per vivere".