
Ludovico Einaudi e Thoreau: "Omaggio al padre dell’ecologismo"
"Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto", scriveva David Henry Thoreau in quello che rimane uno dei romanzi più influenti sul pensiero ecologico contemporaneo, “Walden ovvero Vita nei boschi”. Ed è proprio sulle acque di quel Walden Pond in due anni, due mesi e due giorni di permanenza Thoreau ha cresciuto nell’Ottocento la coscienza ambientalista d’America che Ludovico Einaudi ha sviluppato l’idea dell’installazione realizzata al Dal Verme per accompagnare idealmente i 17 concerti prenatalizi “In A Time Lapse Reimagined” che ha in cartellone da oggi al 20 dicembre. E se le esibizioni sono già tutte quasi praticamente sold-out, “Walden” è visitabile gratuitamente dai possessori di biglietto e no (ma occorre prenotare) tra le 18 e le 23. L’esperienza dura un quarto d’ora e gli ingressi avvengono ogni 20 minuti.
Ludovico, perché Thoreau?
"Perché ‘Walden ovvero Vita nei boschi’ è il libro che mi ha accompagnato durante la scrittura e le registrazioni dell’album ‘In A Time Lapse’. A volte aprivo una pagina a caso e mi immergevo nel pensiero che vi era espresso. Visto che negli anni scorsi al Dal Verme accompagnavo questi miei concerti stanziali con quell’approfondimento di temi ambientalisti che è ‘Climate Space’ (anticipato stavolta invece a metà novembre, nei locali del Mosso di via Padova - ndr), ho pensato di rimanere in tema guardando all’antesignano dell’ecologismo moderno".
Come ha concepito il tutto?
"Nell’installazione c’è musica mia scritta apposta per l’occasione e ci sono i testi di Thoreau recitati in lingua originale dall’attore inglese Jonathan Moore".
Per salvaguardare il Walden Pond dai rischi della speculazione immobiliare, il batterista degli Eagles Don Henley ha creato un’organizzazione no profit. Lei quali luoghi della memoria proteggerebbe?
"I miei sono legati alle Langhe e in parte, purtroppo, già compromessi. E poi c’è Dogliani il mio punto di riferimento. Più passa il tempo, infatti, più mi sento legato alla terra delle mie radici".
In concerto rilegge proprio “In A Time Lapse”, uno dei suoi album più fortunati, nel decennale della pubblicazione.
"Ho scelto ‘In A Time Lapse’ un po’ per l’anniversario e un po’ perché è stato un disco di successo pure nelle esecuzioni del vivo. Se l’anno scorso avevo utilizzato la residency al Dal Verme per presentare ‘Underwater’, questo, senza album nuovi sul mercato, ho pensato di riprendere un progetto ancora molto attuale, con diversi brani divenuti dei miei classici a cominciare da ‘Experience’ che suono spesso".
Perché “reimagined”?
"Mi annoio all’idea di dover eseguire un brano sempre allo stesso modo. Quindi, a seconda del tipo di formazione con cui mi trovo a lavorare, lo ricucio e lo reinvento ogni volta".
Rispetto agli spettacoli del 2022, infatti, cambia pure la formazione.
"Se l’anno scorso eravamo in quattro, stavolta siamo in otto. Di solito sono io ad andare dal pubblico, mentre quando suono al Dal Verme è lui a venire da me, con una forte presenza di stranieri che nel weekend arriva addirittura al 35%".
Andrea Spinelli