Lucia Finetti, la casalinga-cartomante che uccise il marito con 14 coltellate: cancellato l’ergastolo, condanna a 22 anni

Milano, la sentenza d’appello per il delitto di Roberto Iannello il 12 giugno 2021: “Non ricordo nulla, ero sotto choc”. Risarciti i familiari

Lucia Finetti durante una lezione di cartomanzia online

Lucia Finetti durante una lezione di cartomanzia online

Milano – In primo grado era stata condannata all’ergastolo per aver ucciso il marito con 14 coltellate. Oggi mercoledì 22 maggio quella pena è stata ridotta a 22 anni di reclusione. Niente più carcere a vita quindi per la casalinga-cartomante milanese Lucia Finetti, che assassinò il marito Roberto Iannello, 55 anni, il 12 giugno 2021 dopo una lite in auto nel quartiere Baggio a Milano. 

La sentenza d’appello

Lo ha deciso la Corte d'Assise d'appello di Milano al termine del processo d’appello accogliendo in parte la tesi dei difensori, Claudio Strata di Torino e Francesca Garisto di Milano. Il collegio milanese con le togate Ivana Caputo-Franca Anelli ha riconosciuto l'equivalenza delle circostanze attenuanti all'aggravante del vincolo coniugale come richiesto anche dalla procura generale. Già in primo grado era caduta l'aggravante della premeditazione. La donna ha reso dichiarazioni spontanee e ha risarcito i familiari dell'uomo, che hanno quindi revocato la costituzione di parte civile.

Il delitto a Baggio

Il delitto avvenne sotto gli occhi di alcuni passanti che avevano prima assistito al litigio nell’abitacolo dell’auto e poi alla fuga della donna insanguinata, inseguita per qualche metro dal marito che poi si era accasciato a terra.

“Legittima difesa”

"Non ricordo nulla, ero sotto choc. Non ho fatto nulla, ma se l'ho fatto è stato per legittima difesa, perché lui era furioso per questioni di soldi”, si era difesa Finetti, una casalinga che dava anche lezioni online di cartomanzia. Finetti disse di aver incontrato quel giorno il marito, da cui si stava separando, per “l'ultima lezione di guida”. Lei, anche se aveva preso la patente, non guidava più da tempo e lui la stava aiutando a riacquistare dimestichezza con la macchina.

La condanna

Secondo la Procura invece la donna aveva ucciso il marito per motivi economici, ma anche perché era gelosa di lui. Finetti, scrissero i giudici “covava un sentimento di rabbia e rancore”. In primo grado non era stata riconosciuta alcuna attenuante, rigettando l’ipotesi di legittima difesa e anche del vizio di mente.