Milano – Lucia Finetti, con le quattordici coltellate inferte al marito Roberto Iannello il 12 giugno del 2021, ebbe una “reazione del tutto abnorme” rispetto a una vicenda tra le più comuni, cioè la fine di una storia d’amore. Per questo è stata condannata all’ergastolo per omicidio volontario. La sentenza della Corte d'Assise di Milano risale al 23 maggio, ora sono state rese pubbliche le motivazioni: la 54enne ebbe una “reazione ingiustificata e priva di qualsivoglia empatia umana rispetto a una vicenda del tutto comune ed usuale, per quanto dolorosa, quale la fine di una relazione amorosa”.
Il delitto di Baggio
Il 12 giugno 2021 il commesso 55enne Roberto Iannello veniva accoltellato a morte dalla moglie Lucia Finetti, 51enne, mentre erano a bordo della loro Seat Marbella verde. Tutto sotto gli occhi di alcuni passanti che avevano prima assistito a litigio nell’abitacolo e poi alla fuga della donna insanguinata, inseguita per qualche metro dal marito che poi si era accasciato a terra.
La difesa
"Non ricordo nulla, ero sotto choc. Non ho fatto nulla, ma se l'ho fatto è stato per legittima difesa, perché lui era furioso per questioni di soldi”, aveva provato a difendersi la donna, una casalinga che dava anche lezioni online di cartomanzia, durante l'interrogatorio davanti al gip dopo l'arresto, nelle indagini dei carabinieri e del pm Francesca Gentilini. La difesa aveva puntato soprattutto sulla riqualificazione del fatto in eccesso colposo in legittima difesa. Finetti aveva messo a verbale di aver incontrato quel giorno il marito, da cui si stava separando, per “l'ultima lezione di guida”. Lei, anche se aveva preso la patente, non guidava più da tempo e lui la stava aiutando a riacquistare dimestichezza con la macchina.
L’accusa
Secondo la Procura, la donna avrebbe ucciso il marito per motivi economici, ma anche perché era gelosa di lui. La donna, hanno scritto i giudici (presidente della Corte Ilio Mannucci Pacini), “covava un sentimento di rabbia e rancore”. E per lei non hanno riconosciuto alcuna attenuante. I giudici hanno spazzato via le ipotesi di una legittima difesa e di un vizio di mente, anche solo parziale, ma hanno escluso l'aggravante della premeditazione, contestata dall'accusa assieme a quella del vincolo coniugale. E hanno così anche assolto la donna dal reato di porto abusivo del coltello. Per la Corte, infatti, non ci sono prove certe che Finetti abbia “portato con sé il coltello al deliberato scopo di uccidere Iannello”.