NICOLA PALMA
Cronaca

Luca Scatà: l’ultimo sogno realizzato. Il matrimonio con la sua Miriana otto giorni prima di morire

Addio al poliziotto che nel 2016 uccise Anis Amri, il terrorista della strage ai mercatini di Natale a Berlino: lo ha stroncato un male incurabile. Il 17 luglio la cerimonia al San Raffaele

Luca Scatà con la moglie Miriana, sposata in corsia; a destra, premiato dal presidente Sergio Mattarella

Luca Scatà con la moglie Miriana, sposata in corsia; a destra, premiato dal presidente Sergio Mattarella

Milano, 27 luglio 2024 – Le mani che si intrecciano. I mazzi di fiori e gli anelli. Il commosso “sì” in una saletta del San Raffaele. Il bacio con la neo moglie Miriana Tavormina e le lacrime dei familiari. Lo spumante stappato da un infermiere per festeggiare le nozze. Gli scatti di quella giornata mostrano sì il fisico gravemente debilitato e il volto scavato dalla malattia, ma fotografano pure un momento di estrema e autentica felicità. L’ultimo per Luca Scatà, che si è sposato in ospedale lo scorso 17 luglio, sapendo bene che non gli sarebbe rimasto molto da vivere.

Quell'eroismo di otto anni fa

Otto giorni dopo il matrimonio, il poliziotto di 35 anni è morto in un letto dell’ospedale di via Olgettina, stroncato da un male incurabile che lo tormentava da tempo e che ha combattuto fino all’ultimo.

Il suo nome resterà per sempre legato alla sparatoria di via Primo Maggio a Sesto San Giovanni dell’Antivigilia di Natale del 2016, quando l’allora agente in prova uccise Anis Amri, il terrorista tunisino affiliato all’Isis che quattro giorni prima aveva mandato un camion a schiantarsi sulle bancarelle dei mercatini di Charlottenburg a Berlino, uccidendo 12 persone (tra cui l’italiana Fabrizia Di Lorenzo) e ferendone altre 56.

Sono da poco passate le 3 del 23 dicembre, siamo a due passi dalla stazione. Lì l’equipaggio dell’Alfa Sesto, la Volante del commissariato di zona, intercetta il ventiquattrenne: i poliziotti non sanno chi è, vogliono solo controllarlo. Il capomacchina Cristian Movio, agente scelto all’epoca trentaseienne con un’esperienza decennale in pattuglia, scende e si avvicina a quel ragazzo che se ne sta solo sul marciapiedi davanti ai taxi: "Mi fa vedere i documenti?”, gli chiede. Amri risponde in un buon italiano, che però tradisce l’origine nordafricana: “Non ce li ho, sono di Reggio Calabria”.

Movio non si fida e gli chiede di svuotare lo zainetto sul cofano della macchina. Il tunisino, fin lì tranquillo, tira fuori la pistola – una calibro 22 di fabbricazione tedesca – e spara contro l’agente scelto: Movio viene colpito in maniera non grave alla spalla. «Poliziotti di m..., andate a f...», urla. A quel punto, entra in scena Scatà. L’autista si acquatta dietro la parte posteriore della Volante. Secondi infiniti. Appena il tunisino compare sulla linea di tiro, l’agente in prova si alza di scatto e spara due volte, come gli ha ordinato il suo capomacchina: un colpo ferisce l’aggressore all’emitorace destro, un altro all’addome.

Amri è a terra, morirà alle 4 nonostante il tentativo di rianimarlo dei sanitari del 118 con flebo e sondino per l’ossigeno. I poliziotti avvertono la centrale. Qualche ora dopo, dai controlli sulle impronte digitali si scopre quello che nessuno immaginava: è il killer di Berlino, ricercato in tutta Europa da 96 ore.

La notorietà (pericolosa) e il ritorno dietro le quinte

In mattinata, i nomi dei poliziotti vengono divulgati in diretta streaming dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti: una scelta che da un lato li renderà istantaneamente eroi, ma che dall’altro genererà polemiche sull’opportunità di rendere note le loro generalità mettendone a rischio l’incolumità e sui contenuti dei rispettivi profili social subito passati al setaccio. Col passare delle settimane, si spengono progressivamente i riflettori: Scatà torna in Sicilia, lontano dal clamore mediatico e dalle possibili minacce di ritorsione, per continuare a svolgere il servizio a due passi dalla sua città natale, Canicattini Bagni. “Una volta scrivesti su un post ‘la paura è una reazione, il coraggio è una decisione’… quelle parole per chi ti ha conosciuto ti descrivono perfettamente! Ciao Luca, Eroe semplice…», il commosso saluto della Questura di Siracusa.

Nell’aprile del 2017, i due agenti che fermarono la fuga di Amri vengono premiati alla festa per i 165 anni della fondazione della Polizia di Stato: il Capo dello Stato Sergio Mattarella appunta sulle loro divise l’onorificenza più prestigiosa della Repubblica italiana, la Medaglia d’oro al valor civile.

Il tributo delle autorità

"Il suo esempio di dedizione e il suo coraggio resteranno sempre nei nostri cuori. Un pensiero sentito ai suoi cari e a tutta la Polizia di Stato. Riposa in pace, Luca”, il ricordo della premier Giorgia Meloni. “Il suo coraggio e la sua dedizione rappresentano un luminoso esempio che continuerà ad ispirare tutti coloro che lavorano ogni giorno per garantire la sicurezza dei cittadini”, le ha fatto eco il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.