
La cerimonia di laurea in Medtec
Milano – Sono 37, entro la fine dell’anno diventeranno 42: sono i primi d’Italia e d’Europa a laurearsi in Medtec, con un doppio titolo. Dopo sei anni di studio e laboratori tra due atenei diversi – Humanitas University e Politecnico di Milano – sono diventati medici-ingegneri.
Ieri la proclamazione e il lancio del tocco, dopo avere recitato la Dichiarazione di Ginevra, che aggiorna – in chiave laica – il Giuramento d’Ippocrate, mantenendo forte l’impegno “al servizio dell’umanità”. “Questo corso di laurea nasce da una contaminazione dei saperi dell’Ingegneria biomedica e della Medicina”, sottolinea la rettrice del Politecnico, Donatella Sciuto, che ha proclamato i pionieri di Medtec, prima in italiano e poi in inglese, insieme al rettore dell’Humanitas University, Luigi Maria Terracciano. L’intuizione è nata nel 2019 e il corso conta oggi 389 iscritti, per il 58% donne. Si attirano anche studenti stranieri: il 17% degli iscritti a Medtec arriva da oltre confine, in primis da Francia, Grecia e Turchia. Al termine del percorso si può proseguire nelle scuole di specializzazione, nella ricerca medica e ingegneristica, sia accademica che industriale.
“Mettere insieme questi due saperi è veramente una novità in Italia e in Europa, ma credo anche a livello mondiale, perché normalmente erano considerate discipline molto diverse – continua Sciuto –. Oggi avere una competenza tecnologica da parte del medico è fondamentale per poter curare veramente il paziente, guardandolo come persona”. Humanitas University e Politecnico hanno progettato così un corso interateneo, condividendo gli spazi nei due campus e pure i docenti. Ogni anno sono cento i posti a disposizione, 80 per studenti provenienti dall’Unione Europea e 20 per chi arriva da altri continenti.
“Utilizziamo background culturali diversi per formare delle nuove figure, medici e bio-ingegneri, tenendo però presente sempre la figura del paziente al centro dei nostri percorsi terapeutici – aggiunge Terracciano – Bisogna accettare lo sfida dell’innovazione, non subirla, e proporre nuovi percorsi terapeutici come quelli sulla medicina di precisione, basate molto sulla tecnologia e sul ruolo dei dati”. Tra terapie geniche, intelligenza artificiale, neuro-robotica e Big Data.
All’orizzonte un’altra sfida: riuscire a trattenere questi talenti in Italia. “Io mi auguro che il sistema sanitario apprezzi queste figure – confida la rettrice Sciuto –. Sempre insieme a Humanitas University abbiamo creato anche un nuovo percorso di dottorato per i ragazzi che intendono continuare a lavorare nell’ambito della ricerca”. Si punta pure sull’intelligenza artificiale “che può supportare il medico sia in ambito diagnostico, sia in ambito di identificazione delle terapie migliori, così come nell’ambito farmacologico, nella creazione di farmaci che siano ad hoc per quel tipo di paziente. Il tema è avere i dati su cui fare allenare questa intelligenza artificiale, che non è proprio così scontato”. “Il futuro della medicina sarà molto influenzato dalla tecnologia – conclude il rettore di Humanitas University –. Ma l’uomo, nella sua interezza, deve rimanere al centro, sia come medico che come paziente”.
Intanto continua la collaborazione tra gli atenei milanesi: a settembre partirà un nuovo corso di laurea su Data Analytics, Artificial Intelligence in Health Sciences condiviso da Humanitas University e Bocconi: “Fa parte del nostro Dna l’apertura alla transdisciplinarietà, a nuovi modelli anche molto diversi dai nostri, per cercare di integrare e contaminare le culture scientifiche”.