Lainate (Milano) – «Siamo molto arrabbiati, abbiamo perso cinque anni e ora c’è anche il rischio che si arrivi alla prescrizione. Ma non ci fermiamo, i danni riportati da Luca sono permanenti, la sua vita non è più quella di prima, riteniamo di avere il diritto di sapere la verità e di avere giustizia". Amareggiata, ma non rassegnata. Arrabbiata e stanca, "ma mi ritengo fortunata perché ho una grande fede in Dio che in questi anni mi ha aiutato tantissimo". Chiara Taverna è una mamma combattiva e coraggiosa che non ha mai pensato di rinunciare alla battaglia per sapere cosa è successo a suo figlio Luca Castiglioni, nella notte tra il 26 e 27 luglio 2019, alla festa di compleanno a casa di amici a Nerviano. Non ha mai pensato di cedere alla sfiducia nei confronti della giustizia neppure quando, nei giorni scorsi, davanti al Giudice di Pace di Rho ha dovuto affrontare l’ennesima “beffa”.
Ma facciamo un passo indietro: secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Luca Castiglioni all’epoca 20enne, è finito in coma perché Marius Tiba, 27 anni di Parabiago, unico imputato, gli avrebbe proposto di fare "il gioco della ruota", lo avrebbe preso per i fianchi, gli avrebbe fatto fare un giro su se stesso di 360 gradi, ma poi lo avrebbe spinto con troppa violenza facendogli sbattere la testa sul pavimento di marmo. Luca ha lottato per 40 giorni tra la vita e la morte in terapia intensiva e ha dovuto fare una lunga riabilitazione. "Luca ha una lesione al cervello che si porterà avanti tutta la vita, la sua vita è piena di fatiche, visite mediche e ospedali", spiega la mamma. Il processo contro l’unico imputato accusato di lesioni colpose si è aperto a dicembre 2021 davanti alla quinta sezione penale del Tribunale a Milano.
A gennaio 2022 è stato affidato a un nuovo giudice che ha dichiarato il non luogo a procedere per difetto di condizioni di procedibilità: non c’erano le condizioni per procedere per lesioni colpose, la Procura ha derubricato a lesioni colpose e il processo si è spostato davanti al Giudice di Pace. Peccato che l’altro giorno alla prima udienza il giudice non ha potuto fare nulla perché la Procura non ha trasmetto i faldoni delle indagini, 800 pagine di cartelle cliniche, documenti e atti. "È una cosa vergognosa, una dimenticanza, una superficialità che si aggiunge a tutte le altre che abbiamo subito in questi anni - aggiunge mamma Chiara - dovremo ricominciare tutto da capo, dovranno essere sentiti tutti i testi già ascoltati in precedenza a Milano. Per fortuna il giudice ha già fissato le udienze per dicembre e gennaio 2025".
L’imputato, che potrebbe non essere l’unico responsabile, non ha mai voluto il patteggiamento perché vuole raccontare in aula quello che è successo quella sera. "Quando ho scritto al Presidente della Repubblica, lui mi aveva risposto dicendo di continuare ad avere fiducia nella giustizia, ma è difficile, considerato che dopo cinque anni non siamo arrivati ancora al dibattimento in aula. E di fronte a tutto questo, mi sento anche impotente". L’altro giorno, dal Giudice di Pace, c’era anche Luca, che non ricorda cosa sia successo quella sera, ma ha compreso bene quello che è successo. E ha pianto.