DIANDREA GIANNI
Cronaca

Lotto “incriminato“, quasi 32mila dosi

Somministrate in Lombardia prima dello stop. Pavesi: finora nessun problema segnalato, avanti con AstraZeneca

di Andrea Gianni

Sono 31.722 le dosi di vaccino AstraZeneca del lotto “incriminato“ ABV2856, il cui utilizzo è stato vietato dall’Aifa in via precauzionale dopo le morti sospette di persone che si erano vaccinate da poco, già somministrate nei diversi centri vaccinali attivi in Lombardia. Il direttore generale al Welfare, Giovanni Pavesi, spiega che "abbiamo precauzionalmente isolato il lotto che ci è stato segnalato da Aifa e da quel lotto non sono risultate situazioni di preoccupazione o di eventi avversi sui cittadini che lo hanno ricevuto". L’appello è quello, in caso di sintomi anomali, di contattare subito il medico o il centro vaccinale di riferimento. "Il vaccino AstraZeneca è sicuro – prosegue Pavesi – in Lombardia abbiamo raggiunto il milione di dosi inoculate e in nessun caso, né con l’utilizzo di AstraZeneca, né con la somministrazione di altri vaccini, abbiamo registrato eventi avversi importanti. Quindi la campagna vaccinale prosegue". La maggior parte delle dosi di vaccino AstraZeneca del lotto “incriminato“ sono state somministrate tramite l’Ats di Milano: in tutto 12.325. Altre 4.102 dall’Ats Brianza, 3.409 nella Bergamasca, 3.516 nel Bresciano, solo per citare alcuni territori. Intanto i parlamentari della Lega lanciano al Governo un appello, per "destinare più vaccini alla Lombardia e alla provincia di Brescia". E la campagna prosegue tra le polemiche. Le minoranze lombarde unite hanno firmato un’interrogazione per conoscere costi, contratti bandi e gare della società Aria, "dopo l’ennesimo errore compiuto ai danni dei cittadini lombardi con l’invio sbagliato di sms per l’esecuzione dei vaccini all’ospedale Niguarda".

I sindacati, inoltre, tornano all’attacco dopo il protocollo firmato dalla Regione in vista di una futura campagna vaccinale sui luoghi di lavoro. La segretaria generale della Fiom di Milano, Roberta Turi, denuncia che "Regione Lombardia, con il plauso di Confindustria, regala ai privati la possibilità di fare profitto anche con i vaccini". Il sindacato pubblica infatti una email che sarebbe stata inviata ad aziende lombarde da parte di un centro medico privato che offre supporto nella futura campagna per i dipendenti. "Puntiamo di offrirvi un livello di pricing – si legge nell’email – facilmente sostenibile per le aziende: ci stiamo dando come target una tariffa di 15 euro a inoculazione per lotti superiori a 400 unitàgg e tariffe comunque sotto i 20 euro anche per lotti più piccoli (considerando le fiale dei vaccini fornite a voi gratuitamente dalla regione)". Punta il dito sulle scelte della Regione anche il segretario generale della Uil Milano e Lombardia, Danilo Margaritella. "Siamo tra i più favorevoli al vaccino in azienda – spiega – peccato però che nessuno ci abbia coinvolto sin dall’inizio nel progetto. Nessuno di noi è invidioso dei primati di questa regione. La stessa che sempre insieme a Confindustria nel 2020 ad Alzano permetteva che restasse tutto aperto consentendo al virus di diffondersi". Intanto l’ultimo report dell’Alta scuola di Economia e management dei sistemi sanitari della Cattolica è una nuova doccia fredda sulla campagna: a livello nazionale quasi una dose su quattro è ancora "ferma in frigorifero e restano solo 15 giorni per raggiungere l’obiettivo indicato dall’Ue". Negli ultimi 7 giorni, le regioni che hanno effettuato il maggior numero di inoculazioni per punto di somministrazione sono state: la Campania (2031) e la Lombardia (1807).