REDAZIONE MILANO

L’omelia di don Steffano "La Chiesa non si limiti a dire in cosa credere"

Baranzate, a Sant’Arialdo il parroco da prima linea spezza il rito con un applauso "Noi ci siamo sempre stati"

Torna la Messa alla presenza dei fedeli alla parrocchia Sant’Arialdo di Baranzate. Don Paolo Steffano la prima celebrazione con la chiesa riaperta dopo la quarantena la inizia con un applauso "per dire che ci siamo sempre stati". Spazi distanziati sulle panche, mascherine, l’ostia consegnata fra le mani, restano la diretta Facebook "per raggiungere tutti anche quelli a casa" e lo scambio dello sguardo di pace.

In contrasto con i vescovi, il prete di Baranzate aveva scritto una lettera aperta all’episcopato che si opponeva al governo Conte quando prolungava la chiusura delle chiese oltre il 4 maggio. "Di fronte a migliaia di morti non è accettabile che il coro dei vescovi italiani possa scrivere di ‘esigere’ che possa riprendere l’azione pastorale. Chi l’ha mai sospesa? Non certo le comunità di base", scriveva il don. E ieri nell’omelia, non a caso, il prete ha citato il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero guarito dal Coronavirus, che ha scritto alla sua Diocesi: "Abbiamo bisogno di una chiesa che non vada in chiesa, ma nel mondo".

Don Steffano ha poi guardato alla "nuova normalità" che ci attende: "Non voglio più una chiesa come quella che abbiamo lasciato. Vuol dire vivere una fede bella, come quella che le comunità di base hanno vissuto in questo periodo in cui qualcuno ha dato qualcosa a chi non l’aveva". La pandemia come occasione di cambiamento "per nuova chiesa che non si limita a dire cosa fare, cosa credere, cosa celebrare, dimenticando il cuore dell’eucarestia: l’essere dono gli uni per gli altri".

Monica Guerci