REDAZIONE MILANO

L’omelia di Delpini Politica, affari, feste Il giudizio spetta al tribunale di Dio

La semplicità e la chiarezza dell’arcivescovo, fra lacrime e applausi "Desiderio di vita e di amore, la ribalta porta ad ammirazione e odio" .

L’omelia di Delpini Politica, affari, feste Il giudizio spetta al tribunale di Dio

Milano – Silvio Berlusconi è stato "un uomo politico, un uomo d’affari, un personaggio alla ribalta della notorietà". È stato semplicemente "un uomo", un uomo con desiderio di vita, di amore e di gioia che "ora incontra Dio". Ed è affidato a Dio il giudizio sulle sue azioni. Passaggi dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini - breve e semplice solo all’apparenza, che evita esaltazioni o moralismi - sono stati accolti dagli applausi della folla radunata in piazza Duomo per assistere alle esequie dell’ex premier.

Nella Cattedrale un silenzio carico di commozione, alle parole dell’arcivescovo che ha messo in evidenza l’aspetto “umano“ di Berlusconi, nella sua doppia veste di imprenditore e politico. Il suo desiderio, nella natura dell’uomo, di "godere il bello della vita" e di essere amato. "Quando un uomo è un uomo d’affari – dice Delpini – allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui". Poi il riferimento al Berlusconi politico: "Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta".

Un "personaggio alla ribalta della notorietà", che ha trascorso la vita sempre sotto i riflettori, da protagonista sulla scena. "Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia", conclude Delpini. "Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio". Il concetto del giudizio divino sulle azioni umane è al centro anche di una delle letture scelte dalla Diocesi di Milano per i funerali di Stato dell’ex premier, dalla Seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi: "Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male". La prima lettura è tratta dal profeta Daniele, il brano evangelico scelto è invece tratto dal capitolo 6 del Vangelo di Giovanni: "Chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno".

Poi l’omelia di Delpini che, con delicatezza, non giudica, non racconta aneddoti, non fa la morale, schiva esaltazioni o critiche. Indica che, ad un certo punto, per chi crede, resta solo l’incontro con Dio e il suo giudizio. C’è nel racconto di Delpini tutta la pienezza di vita che in Berlusconi era davvero traboccante, "le feste" o "il gesto simpatico", come le barzellette con le quali il Cavaliere non risparmiava neanche i Papi o i Santi. Un uomo "contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori". Ma poi, alla fine della vita, si può sperimentare - sottolinea l’arcivescovo di Milano - che "la gioia è precaria". In molti hanno applaudito alle parole del presule e, tra gli altri, il giornalista Giuliano Ferrara l’ha definita "un saggio di vita, di fede e di anti moralismo". Ma c’è anche chi non l’ha apprezzata, come il docente di diritto canonico Stefano Sodaro o Daniele Capezzone che ha parlato di una predica costruita "in modo furbo perché suscettibile di interpretazioni opposte".