Milano – ”La Fondazione Lombardia Film Commission risulta costituita da soggetti sia pubblici sia privati ed è destinata a operare in ambito privatistico per il perseguimento di finalità prevalentemente pubblicistiche, ma in un contesto operativo che non può essere assimilato a quello pubblicistico in quanto l’ente risulta privo di poteri autoritativi e di vincoli strutturali con le amministrazioni pubbliche che partecipano al suo sostentamento”.
Di conseguenza, va esclusa “in radice la giurisdizione della Corte dei Conti a conoscere le vicende relative alle fattispecie di mala gestio verificatesi al suo interno, che devono rientrare nella giurisdizione del giudice ordinario”. È la ragione che ha spinto i magistrati contabili a dichiararsi incompetenti sul caso dell’immobile di Cormano acquistato nel 2017 a 800mila euro (il doppio del valore reale, secondo l’accusa) dall’ente che promuove l’industria cinematografica regionale. La decisione ha vanificato le richieste di risarcimento della Procura per un presunto danno erariale da 510mila euro contestato in gran parte (416mila euro) all’ex presidente e tesoriere leghista Alberto Di Rubba, condannato penalmente in Appello a 4 anni, 6 mesi e 10 giorni per peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Tutto parte a fine 2015, quando la Regione, su input di Di Rubba, stanzia un milione di euro alla voce “integrazione del patrimonio per favorire il potenziamento della struttura patrimoniale”. Il 17 maggio 2017, la Fondazione pubblica sul sito web la manifestazione d’interesse per l’acquisto di un immobile da destinare a sede legale, individuando nella dipendente M.G. la responsabile del procedimento. Si fa avanti solo Immobiliare Andromeda, che propone un capannone a Cormano al prezzo di 800mila euro e si dichiara disponibile a eseguire i lavori di adeguamento. Il 4 dicembre 2017 viene stipulato il preliminare di compravendita; e lo stesso giorno partono i bonifici per saldare il conto.
Il 28 giugno 2018, c’è il cambio al vertice: via Di Rubba, ecco Giuseppe Farinotti. Che il 13 settembre 2018 firma il contratto definitivo e rinuncia “a qualsiasi garanzia da parte della società venditrice sulla conformità degli impianti alla normativa vigente in materia di sicurezza”. Lavori che Lfc dovrà pagarsi di tasca sua, fatturando 94.131 euro alla ditta Barachetti Service. Per i magistrati, l’affare non sarebbe stato “sorretto dal perseguimento dell’interesse della Fondazione”, bensì “da un preciso intento delittuoso del presidente Di Rubba, il quale avrebbe illecitamente indirizzato l’ente verso l’acquisto dell’immobile allo scopo di ottenere indebite utilità finanziarie” per sé e per altri.
Vale a dire il consulente di Lfc Michele Scillieri, il commercialista Andrea Manzoni, l’amministratore di Andromeda Fabio Barbarossa, il titolare della ditta che ha eseguito i lavori Francesco Barachetti e il liquidatore della società Paloschi srl Luca Sostegni che nel febbraio 2017 cedette ad Andromeda l’immobile per 400mila euro (la metà di quanto pagato solo dieci mesi dopo da Lfc). Da qui la quantificazione della prima voce di danno erariale in 416mila euro (i 400mila di differenza e i 16mila di extra costi notarili e di imposte per il prezzo “gonfiato”) contestata per intero a Di Rubba, per il 20% al componente unico dell’organismo di vigilanza A.G. (83.200 euro) e per il 2% alla dipendente M.G. (8.320 euro).
Inoltre, i pm contabili hanno chiesto la condanna di Farinotti a risarcire i 94.131 euro finiti a Barachetti per lavori che spettavano ad Andromeda. Alla fine, la Corte dei Conti ha azzerato tutto, ritenendo che la competenza su “eventuali danni cagionati” alla fondazione sia del giudice ordinario.