REDAZIONE MILANO

"Lo spazio è completo anche senza ornamenti"

"In piazza Duomo non ci dovrebbero essere piante. La piazza non ha “l’attitudine“ al verde". Per Andrea Di Franco, docente di Progettazione architettonica al Politecnico di Milano, il dibattito sulla vegetazione nel cuore della città si ferma ancora prima di discutere sulla tipologia. Non usa mezzi termini: il verde, per lui, in quel luogo stona e basta.

Eliminerebbe le piante?

"Sì. Un tempo, ancora prima dell’Unità d’Italia, quindi pressappoco fino alla metà dell’Ottocento, nella zona terminale della piazza, vicino alle attuali aiuole con palme e banani c’erano il Coperto dei Figini e il Rebecchino; nessun albero. Dopo le demolizioni, la piazza ha preso la attuale fisionomia, severa e composta, nel periodo dell’Unità d’Italia. È già molto caratterizzata dal punto di vista architettonico e non ha bisogno di piante, che invece servirebbero in altri punti della città, per esempio in tante strade di periferia".

Perché pensa che non ce ne sia bisogno?

"Perché sono ridotte ad un ornamento inutile, un oggetto d’arredo. L’architettura vegetale ha una sua forza e dignità e lì mi pare che non ne abbia affatto".

Dove invece starebbero bene gli alberi?

"Possono essere utilizzati in spazi irrisolti della città, in tante periferie desolate; ad esempio per separare due zone, per identificare un luogo. In piazza Duomo non servono, perché è una piazza definita dall’architettura. Si completa da sé. Basta a sé stessa. E le piante danno l’impressione di essere sacrificate, in un luogo come questo. Di essere relegate in una misera porzione di spazio, quando invece potrebbero essere valorizzate diversamente altrove, per esempio, ribadisco, in tante strade di periferia".

Quindi non è favorevole neppure alla sistemazione attuale, con palme e banani?

"Dico di no alle piante in piazza Duomo, men che meno apprezzo palme e banani che poco hanno a che fare con la città. Piuttosto, se proprio dovessi scegliere del verde, vedrei meglio delle varietà tipiche come i platani, i gelsi o i tigli. Qualcosa che sia maggiormente legato alla Lombardia, sempre se mi venisse chiesta una preferenza quanto a tipologia di vegetazione. Palme e banani mi ricordano più una città di mare, le vedo bene per esempio sul lungomare di Sanremo ma non a Milano".

Quindi auspica che il vincitore del prossimo bando possa in un certo senso “rivoluzionare“ quella porzione di area?

"Mi auguro si possa fare. Ma attualmente ci sono le aiuole e penso che la sponsorizzazione riguarderà sempre il verde. Personalmente, se si deve immaginare una trasformazione di quello spazio, mi auguro una sistemazione con attrezzature, magari coperte, che articolino il rapporto della zona pedonale con la fermata dei taxi e la strada carrabile. Un nuovo “Coperto dei Figini”".

M.V.