SIMONA BALLATORE
Cronaca

L’intelligenza artificiale in classe: "Rischi e virtù, serve formazione"

Pagnoncelli (Ipsos) inquadra la sfida, sondaggi alla mano. A Bergamo gli Stati Generali della Scuola Digitale

Pagnoncelli (Ipsos) inquadra la sfida, sondaggi alla mano. A Bergamo gli Stati Generali della Scuola Digitale

Pagnoncelli (Ipsos) inquadra la sfida, sondaggi alla mano. A Bergamo gli Stati Generali della Scuola Digitale

di Simona Ballatore

BERGAMO

"Tutte le transizioni sono accompagnate da atteggiamenti ambivalenti: da un lato si colgono aspetti positivi, legati a un possibile miglioramento della vita, a una semplificazione; dall’altro emerge un’inquietudine, una preoccupazione. Succede anche nel mondo della scuola, alle prese con il digitale". Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia e professore all’Università Cattolica, inquadra la sfida, sondaggi alla mano. Venerdì interverrà agli Stati Generali della scuola Digitale, a Bergamo.

Siamo preparati e pronti ad affrontare l’intelligenza artificiale senza subirla?

"L’educazione digitale è ancora molto poco diffusa tra i cittadini. Come Ipsos abbiamo dati a livello internazionale e Italiano. Nel nostro Paese il 51% dichiara un buon livello di conoscenza, ma a livello globale la percentuale è più alta. Abbiamo una popolazione meno giovane e c’è minor consapevolezza su tecniche, rischi e opportunità".

Partiamo dalle opportunità.

"L’evoluzione tecnologica ne offre di straordinarie, anche in ambito scolastico. Abbiamo condotto un sondaggio con Cisl Scuola tra insegnanti e docenti: l’80% evidenzia tra le criticità del mestiere un sovraccarico di burocrazia, che spesso occupa il tempo dedicato alla didattica. L’IA e l’evoluzione tecnologica possono supportare nella semplificazione e offrire strumenti per trovare metodi efficaci e rispondere alle esigenze personali degli alunni, anche con deficit cognitivi. La tecnologia può affiancare la didattica tradizionale, facendo attenzione all’aspetto relazionale, che non può essere sacrificato, fa parte del processo di apprendimento".

Cambia il ruolo dei docenti?

"Sì e dalla stessa indagine emerge che avvertono il bisogno di formazione. Spesso c’è uno stereotipo: l’insegnante è visto come qualcuno che ha già competenze e non è interessato a studiare. Non è così".

Quali sono i timori più grandi che si sollevano i tempi di IA?

"C’è il tema della privacy che preoccupa, come la veridicità delle informazioni e l’impatto occupazionale. Abbiamo condotto un sondaggio anche sui “Deepfake“: solo un terzo del cittadini conosce il termine. Ma in epoca di turbolenze internazionali, false informazioni e video venduti come veri possono avere impatti sui processi democratici. C’è poi un altro rischio".

Quale?

"L’intelligenza artificiale riproduce l’esistente e anche gli stereotipi, come le disuguaglianze di genere. Una ricerca recente ha mostrato che, interrogata sulla scelta delle scuole, riproponeva i pregiudizi: le ragazze erano più orientate verso le materie umanistiche e non verso le Stem. L’IA non è più neutrale di noi, come si tende a pensare, teniamolo sempre presente".

Come difendersi?

"Investendo nella formazione continua per capire i meccanismi e per un utilizzo responsabile, che deve essere accompagnato da verifiche, controlli e dalla sanzione di usi impropri".