MARIO CONSANI e NICOLA PALMA
Cronaca

Mani della mafia sui supermercati, "Security del tribunale nel mirino"

Milano, il doppio business del clan Laudani. Retata e maxi sequestro

II procuratore aggiunto Ilda Boccassini

Milano, 16 maggio 2017 - L’ombra della mafia si allunga sulla capitale morale. Avvolge di sospetti la società che gestisce la sicurezza a Palazzo di giustizia e arriva su fino al quarto piano, nell’ufficio del procuratore aggiunto Ilda Boccassini se è vero, come emerge dall’ordinanza del gip, che una talpa avrebbe spiato il fascicolo d’inchiesta sul tavolo del magistrato e venduto poi preziose informazioni agli indagati. È una nuova operazione dell’Antimafia milanese che porta alla luce le infiltrazioni della famiglia Laudani «mussi i’ ficurinia», clan radicato a Catania, secondo Boccassini e il pm della Dda Paolo Storari «una famiglia ritenuta il braccio armato di Nitto Santapaola».

Stavolta uomini a loro vicini (il punto di riferimento era Salvatore Orazio Di Mauro, «esponente di spicco» del clan arrestato nel febbraio 2016) avrebbero messo le mani su appalti che riguardano un colosso della grande distribuzione come la tedesca Lidl oltre al consorzio di vigilanza che si occupa della security del Tribunale. Nella ragnatela sarebbero invischiati anche un paio di dipendenti del Comune di Milano (compresa una funzionaria che a suo tempo patteggiò come furbetta del cartellino) e uno della Provincia nel ruolo di «facilitatori» per appalti destinati a imprenditori vicini al clan. Soldi che poi viaggiavano sull’asse Milano-Catania con lo scopo ultimo di sostenere i detenuti della cosca e i loro familiari chiamati anche a firmare una «ricevuta» dal «cassiere» del clan Enrico Borzì, che teneva un «apposito registro» con entrate e uscite. Altri due i «canali di utilizzo» dei fondi neri: i pagamenti «funzionali» a corrompere dirigenti Lidl per ottenere commesse e «i versamenti volti alla corruzione di pubblici ufficiali».

Le indagini hanno portato 14 persone agli arresti al Nord e due al Sud per accuse legate a vario titolo a quella di associazione di stampo mafioso. Tra le misure c’è anche il commissariamento di quattro direzioni generali della Lidl (ma la società non sarebbe indagata) e il sequestro quote di dieci società e coop riconducibili al «gruppo Sigilog» di Cinisello Balsamo, operanti nel settore della logistica, del facchinaggio e dei servizi alle imprese con circa 190 addetti. Sequestrate anche cinque società riconducibili alla «Securpolice Group scarl» , sempre di Cinisello, che agisce nel settore della sicurezza e della vigilanza con circa 600 dipendenti. Molti degli indagati avrebbero prodotto fatture false o gonfiate fungendo da vero e proprio «serbatoio finanziario del clan», come scrive il gip Giulio Fanales nel suo provvedimento.