
di Monica Autunno
Un presidio e violenti scontri con le forze dell’ordine a Vimodrone a fine dicembre, a chiudere l’anno di proteste; un altro, l’altra sera, ad aprire quello nuovo, stavolta a Truccazzano e sciolto senza disordini. Non intendono mollare i 41 facchini Si Cobas della cooperativa Lgd (braccio logistico del colosso delle spedizioni Brivio e Viganò) licenziati in autunno e protagonisti da agosto della più dura vertenza lavorativa dell’anno nella zona dell’Adda Martesana.
Dall’estate a oggi oltre venti presidi con blocco ai cancelli fra Truccazzano - dove la cooperativa Lgd, che opera fra l’altro per Unes, ha base nel polo Akno di Cavaione - il magazzino Unes di Vimodrone e la sede centrale di Brivio al polo logistico di Pozzuolo Martesana.
Le ultime puntate. Blocco diurno il 30 dicembre a Vimodrone, dove la manifestazione è stata sciolta dopo l’intervento delle forze dell’ordine e non senza momenti di altissima tensione e scontri fra manifestanti e divise.
Blocco serale, in una fitta nebbia, a Truccazzano la sera del 2 gennaio: una trentina di manifestanti ha presidiato i cancelli per alcune ore e sono poi stati allontanati senza disordini. In questi giorni calma piatta, ma apparente e provvisoria.
Era fine agosto quando, a Truccazzano, sono partiti i primi presidi con blocco dei tir ai cancelli. I manifestanti e i Si Cobas denunciavano incongruenze, ammanchi e irregolarità nelle loro buste paga. Accusa sempre respinta con forza dai vertici aziendali: "Forse un paio di errori, ma contratti regolari e rispetto del personale". A metà ottobre un momento di altissima tensione in un presidio a Pozzuolo (quando uno dei manifestanti fu urtato dall’auto di un dipendente aziendale in pieno blocco) e un primo provvedimento di sospensione cautelativa, i licenziamenti, notificati a 41 fra i manifestanti protagonisti dei presidi estivi: "L’azienda - dichiarò Lgd - vittima di diciotto blocchi violenti di merci e persone in quattro settimane. Provvedimento inevitabile".
La protesta non si è più fermata. Nessuna possibilità di accordo o avvicinamento, nemmeno sotto egida prefettizia. Nuovi blocchi in ottobre e novembre, tensione alta, sempre stretto il monitoraggio di polizia e carabinieri. L’anno è finito, il fronte è aperto. "Siamo qui - così i manifestanti il 2 gennaio - e non ci arrenderemo. Ci sono padri di famiglia che han perso il lavoro".
Ma se i lavoratori del Si Cobas si dicono pronti a manifestare a oltranza, chiedendo come prima cosa il reintegro dei licenziati, l’azienda, nei giorni scorsi come spesso in questi mesi, mette sul tavolo altri dati: i danni enormi prodotti dalle "occupazioni illegali" ai cancelli e le ripercussioni importanti sull’attività.