Trezzano Rosa (Milano) - Il volto dallo sguardo giudizioso in primo piano su un lato, il salto verso un canestro sull’altro, luce azzurra e rosa sullo sfondo: un murale al liceo scientifico Giordano Bruno ricorderà Leonardo Caielli, il sedicenne di Trezzano Rosa investito e ucciso sulla Padana superiore a Fara Gera d’Adda, il 16 luglio scorso. Sabato disegno e progetto saranno presentati a scuola, in una giornata dedicata a Leo: pensieri, scritti dei compagni, interventi e ricordo di chi, ancora, pensa a lui ogni giorno. Ci sarà la mamma Alessandra Brambilla, insegnante, che la mattina dopo la tragedia scrisse uno straziante messaggio d’addio al suo “bambino”. Alle prese ogni giorno con il più intollerabile dei dolori, attende oggi la chiusura delle indagini, "e chiedo giustizia. Non odio nessuno. Non provo rabbia. Sono una madre disperata, aspetto con pazienza di sapere, esattamente, cosa accadde quella notte". Alessandra chiederà intanto, con una lettera appello alla prefettura di Bergamo la messa in sicurezza del tratto di strada Padana, in territorio di Fara, dove Leonardo, che camminava con tre amici diretto a Cassano d’Adda, fu urtato nel buio dalla Classe A condotta da un 57 enne bergamasco, fece un volo di trenta metri, rovinò di testa sull’asfalto e morì dopo disperati e vani tentativi di rianimazione.
«Il mio desiderio oggi è che nessuna madre debba ricevere una notte la telefonata che ho ricevuto io. E vivere ciò che, con i due fratelli di Leo, sto vivendo". Il disegno del murale è opera dell’insegnante di arte di Leonardo, Daniela Spino. "La scuola è stata meravigliosa. Una scuola severa, pensavo prima. Le dimostrazioni d’affetto, i ricordi arrivano senza interruzione. Del resto, non amare mio figlio era impossibile. Era speciale e unico. Uno di quei ragazzi che danno speranza per il futuro". L’inchiesta sull’incidente è ancora aperta. "Ho poche certezze. So che l’auto piombò sul gruppetto, urtò prima una ragazza, poi Leonardo, che era alto e piazzato, ma volò via come un fuscello. Poi si allontanò, per ritornare sul posto poco dopo". L’automobilista l’ha mai contattata? "No, mai". Leonardo e i suoi tre amici uscivano dal pub Jamaica, affacciato sulla provinciale. Buia e senza protezioni. "Qualcuno disse allora che i ragazzi non avrebbero dovuto camminare lì. Io rispondo che i giovani spesso fanno i giovani. Si sentono invincibili, non pensano alla morte. E le strade, dove possibile, devono essere più sicure. Il tratto cassanese, per esempio, è stato messo in sicurezza". Alessandra ha un progetto, radunare un gruppo di reciproco sostegno per genitori di ragazzi vittime della strada: "Non ne esiste uno in questa zona. Condividere quest’esperienza così agghiacciante è invece importante. E parlare dei nostri figli. Del resto, io l’ho promesso a Leo che se ne andava: gli dissi ‘non sarai dimenticato’".