GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Lega, in Lombardia l’era Romeo. Fine dei commissariamenti: "Ora dobbiamo parlare di Nord"

Il Carroccio si ritrova dietro un nome unitario con una posizione di mediazione "Noi, movimento del territorio". Il ministro dell’Economia: libertà dai centralismi.

Massimiliano Romeo, nuovo segretario “unitario“ per la Lega Lombarda. Nella foto, l’incontro con Matteo Salvini

Massimiliano Romeo, nuovo segretario “unitario“ per la Lega Lombarda. Nella foto, l’incontro con Matteo Salvini

La fine della stagione dei nominati e dei commissariamenti all’interno del partito, il ritorno alla questione settentrionale e ad uno spazio politico alternativo a quelli tradizionali: lo spazio proprio di un "movimento del territorio". Queste le due priorità che sono valse a Massimiliamo Romeo, pure capogruppo della Lega per Salvini premier al Senato, l’elezione per acclamazione a segretario della Lega Lombarda, ieri nel corso del congresso del partito. Due priorità sottolineate, sia pur con sfumature diverse, anche da chi ha preso la parola prima di Romeo: da Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, a Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, passando per Roberto Calderoli, ministro per gli Affari Regionali. Due priorità che rappresentano altrettanti messaggi per il segretario federale Matteo Salvini, sul quale si è spesso focalizzato il malcontento per una gestione ritenuta poco federalista del Carroccio e per un’agenda che si è via via "romanizzata". L’obiettivo, però, è evitare spaccature per risalire la china del consenso. E dagli interventi dal palco si è percepito il percorso fatto in questi giorni per far sì che il congresso fosse un momento di critica e autocritica, ma non distruttivo. Da qui il ritiro della candidatura di Simone Toccalini, più vicino a Salvini di quanto lo sia, in questa fase, lo stesso Romeo, che ha giocato da candidato unico. Da qui alcune sottolineature di Giorgetti, di Romeo e del predecessore Fabrizio Cecchetti.

"È giusto che si chiuda una volta per tutte la stagione dei nominati e dei commissariamenti, che devono essere l’eccezione e non la regola – scandisce Romeo –. Il malcontento non arriva solo da chi ha perso un incarico ma anche da militanti che non hanno mai chiesto nulla e che non possono essere derubricati a rompiscatole di cui si può fare a meno. Il compito degli eletti – precisa, però, Romeo – è ascoltare la base e aiutare il segretario federale a correggere la rotta, senza andargli contro". Ancor più diretto quando si passa all’agenda leghista: "Matteo – dice rivolto a Salvini – se non parliamo più del Nord, al Nord i voti non li prenderemo più. Nella visione collettiva la destra sono Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, è inspiegabile continuare a cercare una dimensione nuova: il nostro spazio politico non è la destra né il centro ma quello di un movimento del territorio: questa è la nostra identità". Due passaggi benedetti dalla standing ovation dei delegati. Romeo, poi, puntualizza che il partito nazionale serve perché c’è da contrastare non più solo "il centralismo di Roma ma pure quello di Bruxelles".

Sulla stessa linea Giorgetti: "Questo congresso deve essere l’occasione per un esame di coscienza. Il nostro simbolo, l’Alberto da Giussano, e il nostro nome, Lega, ci dice chi siamo e cosa vogliamo: libertà dai centralismi. Ma oggi il sogno dell’autonomia è ancora più complicato perché oggi il nemico (parola che torna spesso nel corso della mattinata ndr) non è solo Roma ma anche l’Europa. Serve restare uniti. Chiediamoci, invece, quanto tempo abbiamo passato negli ultimi due anni a parlare male di un altro leghista". Fontana, poco prima, aveva parlato di "veleno nelle parole della Corte Costituzionale sull’autonomia".

Calderoli estende il concetto: "La Corte ha sede a Roma e su 15 componenti 5 sono eletti dalla magistratura, altri 5 dalle Camere riunite... L’autonomia non è un regalo ma un diritto e se non ce lo danno, ce lo andremo a prendere". Salvini, infine: "Parlare di più di Nord? In questo Governo ci sono 5 ministri lombardi: non era mai successo. Il confronto interno in sezione è sacrosanto. Ma quando si va a sputtanare un altro militante sui giornali, non è confronto interno ma mancanza di rispetto per il sacrificio dei militanti. Il problema, spesso, sono gli eletti che usano i militanti per le proprie ambizioni". Infine la svolta del 2016, quella del partito nazionale: "Se oggi stiamo battagliando sull’autonomia e in due anni Calderoli è riuscito a fare sintesi di mille problemi, è perché pesiamo a livello nazionale. Altrimenti faremmo la correntina di altri partiti nazionali".