
Stefano Verderi e Francesco Sarcina nella nostra redazione
Milano, 18 aprile 2018 - Non si sono mai sciolti, al limite congelati. Parola di Francesco Sarcina e Stefano Verderi, ospiti ieri della redazione de “Il Giorno” per la diretta Facebook in cui hanno parlato dell’ultima fatica in studio de Le Vibrazioni “V” e del tour che depositerà la band il 24 aprile sul palco del Live Club di Trezzo sull’Adda per l’ultima tappa di un fortunatissimo giro di concerti primaverile, nell’attesa del concertone romano del Primo Maggio e di quello poi di Radio Italia in Piazza Duomo a Milano.
In un tempo senza memoria, dopo cinque anni di “ibernazione” c’era il rischio di non trovare i fan che ti aspettarvi.
Sarcina: «La presenza ai concerti di tanti fan nuovi, ci fa supporre che Le Vibrazioni dopo quasi vent’anni di lavoro siano state in qualche modo “storicizzate”. Non dico un gruppo di culto, ma con un percorso da rispettare; una band, magari un po’ all’antica, che vale però la pena di ascoltare dal vivo perché suona veramente».
Verderi: «Nella nostra prima vita abbiamo corso molto, tirando fuori da 4 dischi d’inediti qualcosa come 19-20 singoli. Cinque anni di lontananza hanno aiutato a recuperare attenzione attorno a tutto il nostro repertorio».
Quando avete capito che i tempi erano maturi per un ritorno in grande stile?
Sarcina: «Il concerto di reunion dello scorso giugno al Foro Italiaco di Palermo, davanti ai centomila della festa di Radio Italia. Sentire dalla folla “Vieni da me” ci ha spinto a bruciare le tappe del nuovo disco con l’obiettivo di andare a Sanremo».
Le Vibrazioni non tornavano al Festival da 13 anni, Francesco da 4. Meglio solo o con i compagni?
Sarcina: «La band ti fa sentire un capobranco; quattro guerrieri uniti da una missione comune e qualunque cosa accada si vince o si perde assieme. Da solo no, se cadi ti fai male e basta. Nella band, però ogni decisione deve essere presa in quattro e se poi qualcuno ha una doppia personalità si diventa in otto. Io, ad esempio, ne ho almeno sette che litigano tra di loro; quindi siamo in dieci. Però il sound della band è unico».
Intanto è arrivato sul mercato il duetto con Skin di “Così sbagliato”.
Sarcina: «La versione di Sanremo con lei era talmente bella che ci sembrava un peccato non inciderla. Fra l’altro nel video abbiamo messo immagini di “Drive me home”, il nuovo film di Simone Catania in uscita a settembre: è nella colonna sonora (in versione originale)».
Di cosa parla il film?
Sarcina: «Racconta la storia di un ragazzo omosessuale che si autoemargina considerandosi “sbagliato”. Una storia di amicizia molto in tema con il testo del pezzo, che va inteso in una chiave universale e non esclusivamente etero».
Ci sono altre collaborazioni in arrivo?
Verderi: «Dopo Skin, un duetto inedito per l’estate con un altro artista, stavolta italiano».
Un sogno ancora da realizzare?
Sarcina: «Ho sempre amato lavorare col cinema, ma ora mi sta venendo il trip del teatro. Amo i musical, anche se di quelli che piacciono a me, quelli formato Broadway con l’orchestra in buca, per intenderci, se ne vedono sempre meno».
Ce l’ha in testa un soggetto?
«Forse il Jack Nicholson di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Il romanzo di Ken Kesey e il film di Milos Forman giocano le loro carte migliori su quella linea di confine tra chi è pazzo e chi lo fa, stimolando la domanda se, in realtà, la pazzia non stia in chi ha trovato la verità. Avendo lavorato nel sociale, in passato, mi sono reso conto che la linea di confine è davvero sottile. È una vita che lavoro su questa idea e vorrei tanto riuscire a concretizzarla prima o poi».