
Mucche
Cassano d'Adda (Milano) - La mandria del sindaco finisce agli animalisti. Nuovo colpo di scena nella vicenda che da un anno e mezzo ha trasformato per ordine del giudice il primo cittadino di Cassano d’Adda Roberto Maviglia in custode degli animali e ha salvato, almeno per ora, dalla macelleria i 38 capi di bestiame sequestrati al vecchio proprietario accusato di maltrattamenti. Una vicenda che è diventata ancora più intricata da quando l’acquirente che si era fatto avanti, un allevatore della vicina Bergamasca, ha ritirato la propria offerta di 11mila euro per avere mucche e manzi, ma non una quindicina di vitellini nati nel frattempo ed esclusi dal procedimento penale che coinvolge il vecchio proprietario. E sui quali invece Maviglia potrà decidere di rivalersi per rientrare delle spese di mantenimento: 54mila euro Iva compresa, ha scritto in una lettera spedita nei giorni scorsi al sostituto procuratore Maria Letizia Mocciaro e al Gip Teresa De Pascale annunciando "di essere pronto a spedire il conto allo Stato per denaro che abbiamo solo anticipato".
Ieri, la procura di Milano ha deciso di sparpagliare i capi fra i gruppi di animalisti che li reclamano sin dall’inizio. Lo stesso sindaco aveva scritto ai magistrati "per sollecitare questa soluzione, come vuole la legge". Per le bestie restano aperti tutti gli scenari: la vendita, ora bloccata dal ritiro dell’offerta, disposta a suo tempo dal Riesame, il ritorno nella frazione di Groppello da cui furono prelevate, scheletriche, dopo un blitz dei Nas per i problemi che il titolare dice di avere risolto sperando in un’assoluzione nel giudizio penale, mentre il primo cittadino non vuole più saperne del ruolo di mandriano suo malgrado.
È cominciato tutto nell’estate del 2019, quando gli uomini del Nucleo anti-sofisticazione dei carabinieri e Ats su segnalazione di un vicino trovarono "i capi malnutriti, sofferenti e sottoposti a condizioni non sopportabili". Scattava così la denuncia per abbandono e maltrattamento di animali nei confronti del proprietario quasi settantenne, con problemi economici e di salute, seguito dai servizi sociali e non più in grado di governare le sue bestie. Una condizione nota al Comune che dieci anni fa avevano già ordinato la chiusura dell’allevamento. "Quell’uomo non è consapevole di avere sottoposto le mucche a stenti", spiega il primo cittadino. Sedici mesi fa, la Procura ha scelto proprio lui come tutore. Maviglia incaricò un veterinario e un’azienda di gestire la stalla fino alla cessione che sembrava imminente.