
Un gruppo di rider in zona Loreto in attesa di partire per le consegne in città
Milano – Panifici, edicole, latterie, ristoranti, bar, negozi di abbigliamento e di ortofrutta ma anche mercati comunali coperti e all’aperto. Milano non dorme mai. Neanche ad agosto, quando il suo passo è più lento ma non si ferma. Attivi, almeno in un periodo del mese, "il 90% degli esercizi del centro e fino al 50% di quelli della periferia" secondo quanto reso noto da Confcommercio. Ma la popolazione dei lavoratori d’estate non si esaurisce qui: instancabili, sempre in movimento nonostante le temperature roventi, i rider, "a centinaia sulle strade anche nel periodo di Ferragosto: in certi punti, ad attraversare la città c’erano praticamente solo loro", sottolinea Andrea Bacchin, funzionario Nidil Cgil.
E poi gli operai nei cantieri stradali, che avanzano soprattutto quando la città è più vuota e il traffico non è caotico come nel resto dell’anno. Anche il lavoro edile sta riprendendo in questi giorni post Ferragosto: ed è dura, quando la colonnina di mercurio supera i 35 gradi, con umidità alle stelle. Già un mese fa il segretario generale Feneal Uil Lombardia Riccardo Cutaia tuonava: "A fronte di temperature percepite sopra i 35 gradi centigradi, l’attività deve essere ridotta o sospesa facendo ricorso alla cassa integrazione ordinaria per eventi meteo estremi".
Parole che tornano attuali ora che la “tempesta di calore” dell’anticiclone Nerone è arrivata al culmine, con picchi fino a 38 gradi. "Lavorare nei cantieri stradali, sui ponteggi, sotto il sole cocente, è un rischio enorme per la salute e la sicurezza degli operai. In Lombardia sono coinvolti oltre 150mila addetti. Con le alte temperature infatti aumenta il rischio di farsi male anche a seguito di malori".
Particolari tutele sono richieste per chi è particolarmente esposto, ad esempio "per i lavori di stesura del manto stradale, di rifacimento facciate e tetti di costruzioni". Tra le buone pratiche suggerite per evitare i colpi di calore, "spostare il lavoro la mattina presto e nelle ore pre-serali e aumentare le pause. Fondamentale che siano a disposizione dei lavoratori acqua e zone d’ombra".
Tornato a pieno ritmo o quasi anche il lavoro dei metalmeccanici: "Sono un rettificatore, operaio specializzato nell’uso di strumenti per la rifinitura di pezzi di produzione. Nel mio caso, pezzi di ferro per far funzionare ingranaggi di macchine – racconta l’addetto di una fabbrica che ha sede alle porte di Milano –. Lavoriamo in un capannone senza aria condizionata: con queste temperature è inevitabile sudare e dobbiamo andare a mettere la testa sotto l’acqua ogni quarto d’ora. Sarebbe troppo costoso raffreddare un ambiente grande come il nostro, che è un capannone. Bisogna avere pazienza e fare tante pause per rinfrescarsi".
E come aiutare i rider, che fanno avanti e indietro sotto il sole? "Il problema – evidenzia Bacchin – si pone in particolare per i lavoratori autonomi, quindi delle piattaforme Deliveroo e Glovo. Abbiamo chiesto di mettere a disposizione strumenti che potessero far fronte alla situazione di caldo eccezionale e c’è stata una risposta parziale da parte delle piattaforme, con la distribuzione di borracce e un rimborso (esiguo, fino a 10 euro) per l’acquisto di bottiglie d’acqua. Il problema è strutturale: con oltre 35 gradi, i lavoratori degli altri settori si fermano ma vengono retribuiti. I rider autonomi no. Senza contare che, in una città semi deserta, gli ordini sono diminuiti e in certi casi le tariffe si sono pure abbassate". Ma si continua a pedalare.