SIMONA BALLATORE
Cronaca

Dal dottorato al lavoro: oltre il 93% di laureati assunto a un anno dal titolo

Stipendi più alti in Statale (1.876 euro) e in Bicocca, che sfiora i duemila. Il dossier Almalaurea: le donne guadagnano l’8,7% in meno, resta l’effetto Covid

Rettori atenei Milano

Rettori atenei Milano

Il 93 per cento dei dottori di ricerca dell’Università Statale trova lavoro entro un anno dalla proclamazione ed è del 94% il tasso di occupazione all’università di Milano-Bicocca: entrambi gli atenei milanesi si attestano al di sopra della media nazionale (90,9%). Vale anche per lo stipendio, che supera la media di 1.836 euro, anche se deve fare sempre i conti con caro-vita e gap di genere che ancora resistono: gli uomini in Italia percepiscono, complessivamente, l’8,7% in più (1.913 contro 1.760 euro). E la forbice si allarga nelle scienze di base, dove le donne continuano a essere in netta minoranza. I dati emergono analizzando l’ultimo report del consorzio Almalaurea: sotto la lente le performance formative di 5.007 dottori di ricerca del 2022 di 37 atenei e la condizione occupazionale di 5.442 dottori di ricerca del 2021 di 45 atenei, contattati un anno dopo il titolo.

L’identikit: in Statale i dottori di ricerca hanno in media 31 anni e il 75,3% ha alle spalle una laurea con lode; il 15,6% ha cittadinanza estera. L’83,6% ha realizzato almeno una pubblicazione (praticamente tutte in lingua inglese). Il 77,4% ha scelto di iscriversi per migliorare la propria formazione scientifica e culturale, il 49,7% punta a restare in ambito accademico. Un anno dopo, il 10,7% svolge un’attività in proprio, il 20% ha un lavoro a tempo indeterminato, il 35,5 prosegue con un assegno di ricerca, il 6% ha una borsa post-doc, il 19,3% ha un contratto a tempo determinato. Lo smart working si affaccia anche qui: coinvolge il 25,5% degli occupati. Retribuzione media: 1.876 euro. Il settore pubblico resta la prima destinazione: qui trova occupazione il 64,7% dei dottori di ricerca, il 34,8% è ingaggiato nel privato, lo 0,5% nel non profit. Lavorano soprattutto nel settore dei servizi (90,9%); il 7% nell’industria, il 2,1% nell’agricoltura. Il 3,4% ha svolto un dottorato in collaborazione con le imprese; il 16,9% ha ottenuto un titolo congiunto o un titolo doppio/multiplo.

Tra i dottori di ricerca di Bicocca, contattati un anno dopo la proclamazione, il 30,9% è assunto a tempo indeterminato. Se il 60,6 per cento lavora nel settore pubblico, qui cresce la fetta del privato: 35,1%. Il salario netto si avvicina ai duemila euro, 1.949 euro per la precisione. La quota di smart working raggiunge il 41,5%. Il 14,7% ha collaborato con le imprese durante il dottorato, a fronte di una media nazionale dell’8,3%. Il 16,5% ha conseguito un titolo congiunto o un titolo doppio/multiplo (un punto percentuale in più rispetto alla media del Paese). Nonostante l’età media in cui gli studenti ottengono il dottorato sia intorno ai 32 anni, il 61,8 per cento consegue il titolo non oltre i 30 anni. Sotto la lente del rapporto Almalaurea - a livello nazionale - anche l’effetto Covid: "Il 75,8% dei dottori di ricerca ha indicato di avere subìto modifiche nella partecipazione a corsi, lezioni, seminari, laboratori, a seguito dell’emergenza pandemica: percentuale che cresce tra i dottori di scienze umane (82,9%), più contenuta nelle scienze economiche, giuridiche e sociali e in ingegneria (rispettivamente 73,0% e 68,1%).