
Raimondi Riggio, 53 anni
Brugherio (Monza e Brianza) – È sulla catena di montaggio alla Candy dagli anni Novanta e adesso la vedrà chiudere. Il 1 luglio per Raimondi Riggio, 53 anni, operaio del colosso delle lavatrici e delegato sindacale Fiom comincerà un’altra cassa integrazione, forse a zero ore. Ma stavolta è diverso, perché sarà quella che metterà fine per sempre alla produzione di lavabiancheria a Brugherio, primo tassello della riconversione del sito in Brianza: centro ricambi e logistica del Gruppo cinese Haier, che controlla il marchio dal 2018, dopo la cessione della famiglia Fumagalli.
Un’altra estate di passione. Andrà in vacanza?
"Ovviamente, no. Con la cassa non c’è da scherzare. Lo stipendio supererà di poco mille euro. Neanche facendo i salti mortali si riesce a fare l’essenziale: pagare i debiti, mangiare e dare il minimo indispensabile alle bambine. Ho due figlie, di 9 e 11 anni. E i viaggi non rientrano nella lista".
Niente svago neanche per loro?
"Le ho appena accompagnate da parenti in Sicilia. Così non paghiamo l’oratorio: costava troppo anche quello".
Queste sono le condizioni in cui vive l’aristocrazia operaia?
"Esatto. Anche mio padre ha lavorato in Candy per tutta la vita e nel tempo abbiamo affrontato tanti cali di produzione e riorganizzazioni con trasferimenti da una sede all’altra, ma oggi a giocarci contro c’è anche l’inflazione Quel che si riusciva a fare 10 anni fa, anche in cassa, era sicuramente di più. Di mezzo non ci vanno solo le ferie, ma tante necessità quotidiane. Lo svago è il primo a saltare: niente pizza fuori, niente concerti. E niente macchina nuova, anche quella vecchia ti lascia quasi a piedi".
Un’estate nera?
"Il nuovo corso per noi scatterà fra una settimana, l’impatto sarà fortissimo, c’è il rischio concreto della cassa a zero ore, stiamo trattando sulla possibilità che sia a rotazione. Le altre volte si lavorava tre settimane al mese e in qualche modo i bilanci domestici quadravano, adesso la nostra prospettiva sono le ristrettezze. Non è facile pagare mutui e crescere ragazzi in queste condizioni. La scuola è un altro onere, ci sono le gite, e lo sport per le bambine non ne parliamo: in questo paese costa un capitale, non so come faremo iscriverle a danza e ginnastica. Mi moglie ha perso il lavoro, è una precaria, siamo una coppia tipica di questi tempi in un territorio fra i più ricchi, dove però la produzione è colata a picco da più di due anni e altri giganti sono in crisi".
Si riferisce a St e Peg Perego?
"Abbiamo ex colleghi che si sono trasferiti alla STMicroelectronics ad Agrate. Le nostre aziende erano considerate sicure, oggi siamo tutti in bilico. Per fortuna Haier ha cambiato idea: all’inizio volevano dismettere la fabbrica. Oggi, invece, almeno per alcuni, ci batteremo perché siano il più possibile, ci sarà un futuro. Stesso copione alla Peg, ad Arcore, ho amici anche lì".
Obiettivi?
"Arrivare alla pensione, il mondo del lavoro cambia velocemente, è un altro pianeta da quando ho cominciato, 35 anni fa. Adesso nessuno è più al riparo da nulla".
Stato d’animo?
"Dopo anni di lotte e di ammortizzatori siamo sfiniti. Venerdì eravamo in piazza per il rinnovo del contatto: è la quarantesima ora di sciopero. E in Candy si apre il momento più difficile. I sei mesi che ci separano dal 2026 saranno duri: da qui alla fine dell’anno devono smantellare lo stabilimento e installare le nuove strutture. L’ultima linea rimasta sforna 90 lavatrici all’ora e il 30 giugno verrà spenta. È un mondo che finisce. Le nostre speranze sono tutte rivolte al nuovo progetto".