L’arcivescovo ai sacerdoti: "Svestiamo la maschera dell’ottimismo di principio. E preghiamo per la pace"

La messa crismale, poi la lavanda dei piedi a 12 membri di consigli pastorali. Promulgato il nuovo Messale ambrosiano. Oggi il rito della Passione.

L’arcivescovo ai sacerdoti: "Svestiamo la maschera dell’ottimismo di principio. E preghiamo per la pace"

L’arcivescovo ai sacerdoti: "Svestiamo la maschera dell’ottimismo di principio. E preghiamo per la pace"

"Spesso di fronte alla frantumazione della convivenza umana ci sentiamo scoraggiati, non osiamo più sperare la pace, ci rassegniamo al disastro assurdo della guerra. La Chiesa dalle genti è posta come profezia dentro la storia umana per dire di una riconciliazione possibile. Vi prego: preghiamo per la pace, costruiamo la pace, compiamo opere di pace", ha detto l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, ieri mattina nell’omelia della messa crismale che ha inaugurato i riti del Triduo pasquale om Duomo. Alla messa durante la quale vengono benedetti gli oli santi (l’olio del Crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi) e i presbiteri rinnovano le promesse dell’ordinazione sacerdotale partecipa tutto il clero diocesano. "Non vestiamo la maschera di una serenità imperturbabile o di un ottimismo per principio – li ha esortati monsignor Delpini –. Noi abbiamo molto di cui ringraziare, ma anche molto da confessare, molto da guarire. Non possiamo essere salvati se non da Gesù, dalla comunione con lui. Il fondamento del sacerdozio e del diaconato non è il culto, non un progetto pastorale, non un servizio da rendere, ma solo Gesù".

Al termine della messa l’arcivescovo ha firmato il decreto per la promulgazione della seconda edizione del Messale ambrosiano, che entrerà in vigore dalla prima domenica dell’Avvento, il 17 novembre.

Nel pomeriggio in Duomo si è tenuta la Lavanda dei piedi. Nell’omelia l’arcivescovo ha fatto riferimento al “male oscuro” che oggi sembra così diffuso nella società e di cui si trova traccia anche nelle letture della Messa del Giovedì santo: "Lo si chiama con molti nomi - ha spiegato -: tristezza, malumore, depressione, malavoglia, tormento interiore, malinconia" e "la testimonianza evangelica attesta che Gesù stesso ha vissuto la tristezza fino all’angoscia, è disceso fino agli inferi dell’abisso minaccioso che il male oscuro scava in ciascuno". "Il male oscuro - ha spiegato Delpini - insidia quindi tutti. E non è possibile evitare la domanda: che fare? Se ne può uscire?". La risposta si trova seguendo l’esempio di Gesù che "decide di amare sino alla fine perché questa è la verità di Dio e della sua missione: quella di rivelare che Dio vuole salvare tutti".

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