
di Mariachiara Rossi
Il 2023 è arrivato senza fare troppo rumore, tra una lenta ripresa degli eventi dal vivo, dei concerti live e della quotidianità e una leggera apprensione per quanto rivelerà il nuovo anno, di bello e di brutto. In questo momento di passaggio tra un passato che ha lasciato ferite aperte e parecchie incertezze e un futuro che si auspica posso portare nuove speranze, i più giovani, a dispetto della loro poca esperienza si sono attrezzati ad ogni eventualità.
Hanno capito prima di molti altri che ad un piano a, deve essere aggiunto un piano b, che i sogni vanno perseguiti ma che l’adattamento, mai quanto ora, è il pane quotidiano per riuscire a cavarsela in tutti i settori. Che cambiare obiettivo non significa fallire, ma aprirsi a nuove opportunità, e che da periodi di crisi nascono occasioni interessanti da esplorare.
Lo farannno in italia oppure all’estero, senza particolare distinzione, perché la generazione dei millenials ha dimostrato già più volte di avere coraggio da vendere, di non farsi troppi problemi al cambiamento e di scendere in campo per lottare quando le circostanze lo rendono opportuno. Per la maggior parte dei ragazzi le feste sono state un momento in cui riunirsi con i propri cari e fare un punto della situazione, per altri l’occasione per festeggiare con i nuovi colleghi: in entrambi i casi gli studenti sfruttanno questo periodo per dedicarsi alla sessione invernale di esami e mettere via qualche risparmio grazie a dei lavori temporanei.
La sensazione è quella di un cauto ottimismo accompagnato dalla consapevolezza per molti studenti di poter contare solo sulle proprie forze. La parola d’ordine è non rimanere fermi, darsi da fare, non stare con le mani in mano. Provare, fare, disfare, riprovare, fare meglio e trovare la propria strada, all’interno dei settori più tradizionali o di quelli più innovativi come quello tecnologico.
"E se non riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi? Allora troveremo altre vie da seguire, altri modi per vivere in maniera dignitosa, non vogliamo farci mangiare dalle ansie e dalla concorrenza che la società impone" rispondono all’unanimità i ragazzi interpellati a riguardo, segno di una maturità raggiunta proprio negli ultimi tre anni.