ANDREA SPINELLI
Cronaca

La versione di Fiorella dal piccolo schermo al teatro

di Andrea Spinelli

Il peso (sul cuore) di Fiorella. "Siamo il silenzio che resta dopo le parole, siamo la voce che può arrivare dove vuole, siamo il confine della nostra libertà, siamo noi l’umanità" sono versi che, nel pieno di una guerra, crepitano tra le labbra. E se da un lato c’è chi, come Francesco De Gregori, se ne sta lì seduto a chiedersi "cosa dovrebbe mai fare in questo momento il mondo della musica?", dall’altro ci sono quelli che scendono in strada tra la gente. Lei, “la Mannoia”, scende in strada tra la gente. "Combattente" sì, ma per riscattare quell’umanità affranta, offesa, umiliata, dal fragore dei tank.

Martedì la Rossa torna agli Arcimboldi, con le canzoni dell’ultimo album “Padroni di niente” e uno dei più acclamati repertori d’autore della musica italiana. "Dopo due anni e mezzo finalmente possiamo rivedere i teatri pieni e ricominciare una vera tournée che purtroppo non avevamo potuto fare per i motivi che conosciamo" ammette lei. "Certo, con quello che sta accadendo non siamo nello spirito migliore, ma intrattenere la gente e dare delle emozioni è il nostro mestiere, e cerchiamo tutti di farlo al meglio. Questo sappiamo fare e questo facciamo perché divertire, commuovere, far riflettere, è un po’ la prerogativa dei nostri spettacoli".

Intitolato come la sua trasmissione su RaiTre “La Versione di Fiorella”, il nuovo show dell’interprete romana conta una band di sei elementi in cui trovano posto Diego Corradin alla batteria, Claudio Storniolo al pianoforte, Luca Visigalli al basso, Max Rosati e Alessandro De Crescenzo alle chitarre. Direzione musicale (e percussioni) del marito Carlo Di Francesco. "Durante le registrazioni del programma mi sono inaspettatamente trovata a cantare canzoni mai affrontate prima, come ‘Amore fermati’ di Fred Bongusto o ‘Crazy boy’ di Samuele Bersani, che m’è piaciuto molto fare mie ed ho inserito pure nella scaletta dello spettacolo" prosegue.

"Perfino le lampadine della scenografia richiamano quelle del mio studio televisivo. Un insieme di cose che finisce per trasformare un po’ questo concerto ne ‘La Versione di Fiorella’ a teatro". Tutto lascia immaginare si tratti solo di una prima tornata. "Abbiamo aspettato così tanto per riuscire a ripartire che ora nessuno vorrebbe fermarsi più" dice. "Proseguire il cammino in estate sarebbe una logica conseguenza di questo giro di concerti teatrale. Ci stiamo lavorando, mi piacerebbe".