
In via Calvino sarebbe dovuto sorgere il grattacielo “Futura“ di Castello Sgr. Le fasi sotto la lente della Procura. I residenti: "Allarme lanciato nel 2022" (foto Canali)
Milano – Prima ancora della demolizione del Ferrotel San Rocco, quando quell’edificio di 8 piani, seppur dismesso, era ancora realtà in via Calvino, a due passi da via Messina e dallo Scalo Farini, a infiammare gli animi dei residenti era stato l’abbattimento di tutti gli alberi circostanti. Era maggio del 2022. Fu il primo segnale d’allarme, lanciato su queste pagine dal quartiere. Sulle ceneri dell’ex struttura ricettiva per ferrovieri sarebbe dovuta sorgere “Torre Calvino“, poi ribattezzata “Torre Futura“, di 22 piani. Ora, oltre le barriere del cantiere c’è il nulla. "Anzi, un buco con attorno il deserto. Conviviamo con questo scempio. Quanto tempo passerà, ancora, perché questo luogo rinasca? Qualcuno ci ridarà gli alberi perduti? Ovviamente no". A porsi questi interrogativi è Piero Oldani, portavoce del comitato spontaneo da lui creato. Il primo a drizzare le antenne, allora, e poi rimasto sempre sentinella.
La torre di via Calvino fa parte dei 17 progetti che, nell’arco di un anno, sono stati stoppati con “provvedimenti sospensivi o di diniego” a seguito dell’esame del Gruppo di lavoro istituito dal Comune a marzo 2024 per valutare quelle operazioni che, per le loro caratteristiche, avrebbero rischiato di finire al centro delle inchieste della Procura su presunti abusi edilizi. Ora, l’analisi delle fasi di questa operazione immobiliare si è rivelata preziosa nella maxi-inchiesta sulla gestione dell’urbanistica milanese. I pm, lo scorso maggio, hanno ascoltato l’architetto che per primo si era occupato del progetto di via Calvino 11. Un piano che fu bocciato dalla Commissione per il paesaggio a giugno del 2020.
Poi il committente, la Castello Sgr lo aveva affidato all’architetto Alessandro Scandurra (tra gli indagati per cui la Procura ha avanzato una richiesta di arresto), che era tra i membri della stessa commissione che aveva espresso parere contrario. La torre, da “Calvino“ è diventata “Futura“. E il progetto, a maggio 2021, ha incassato il parere favorevole della commissione. Stando a quanto emerso dalle indagini, Scandurra avrebbe incassato dalla Castello Sgr bonifici per un totale di 321.074 euro. Un episodio che, ha evidenziato la Gdf nell’informativa alla base della maxi-inchiesta coordinata dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Giuseppe Sala e dall’aggiunta Tiziana Siciliano sulla gestione dell’urbanistica milanese, "appare sintomatico delle opportunità che i membri della commissione per il paesaggio hanno di venire a conoscenza di notizie relative ai più importanti interventi della città, proponendosi poi quali progettisti o collaboratori del team di progettazione".
Il 20 maggio 2021 la commissione riteneva "l’intervento ammissibile, in quanto introduce un landmark (punto di riferimento, ndr) di qualità, ben risolto architettonicamente, in grado di dialogare a distanza con i capisaldi del paesaggio urbano contemporaneo e, insieme, di rinnovare il tessuto circostante con un elemento ricco di riferimenti locali e curato nei dettagli". Per il "trattamento esterno", era stata espressa una preferenza "per vetro stampato e trasparente". Parere favorevole, quindi. Nell’estratto del verbale si legge che "il commissario architetto Alessandro Scandurra non è presente all’illustrazione, esame e all’espressione del parere". Un anno dopo, l’abbattimento degli alberi. "Le ruspe sono entrate in azione – spiegavano i cittadini – abbattendo numerosi alberi tra cui 20 pioppi e una maestosa magnolia, piantumati 60 anni fa dalle Ferrovie dello Stato nell’area dell’ex Ferrotel, chiuso da anni, venduta alla società Castello Sgr. Perché non si è corsi ai ripari? È stata chiesta la compensazione?", chiedevano al Comune.
Quell’autunno iniziò la demolizione dell’edificio, risalente agli anni ’60. "Un’opera – evidenzia ora il referente del comitato Piero Oldani – che era ancora strutturalmente validissima e che, riqualificata, si sarebbe potuta benissimo convertire in studentato". A gennaio del 2023, il Ferrotel non esisteva più. "Nel frattempo, noi residenti avevamo sopportato i disagi della demolizione, con smaltimento di materiali, passaggi di mezzi pesanti e movimento terra".
Poi, "ci siamo uniti ad altre associazioni, tra cui Le giardiniere, e comitati, tra cui Sì Meazza, che hanno presentato segnalazioni ed esposti con l’obiettivo di fare luce su più progetti e maxi operazioni, auspicando venissero fermati quelli dubbi". E quello di via Calvino è finito tra i piani “stoppati“ dopo l’esame del Gruppo di lavoro del Comune. Nel frattempo "nel cantiere non vedevamo quasi più nessuno. Noi cittadini ci domandavamo se i permessi fossero ancora validi e abbiamo chiesto lumi anche alla polizia locale". Ora? "Non possiamo che constatare la situazione: questo è un “buco“ in una via che già aveva i suoi problemi di decoro. Uno smacco accanto all’ex Scalo Farini, di cui aspettiamo la rigenerazione".