ANDREA
Cronaca

La storia dell’orso e dell’allodola

Andrea

Maietti

era una volta un orso: il muso buffo, gli occhi distratti, il passo pesante e un po’ pigro.

A differenza di tutti gli altri orsi non aveva artigli. Era un orso quasi vecchio e aveva imparato molto dalla sua vita di orso. Tanto che gli animali della foresta facevano circolo intorno a lui e lo ascoltavano. C’era una volta un’allodola. Bella ed estrosa come sono le allodole, innamorata del sole. Un giorno l’allodola passò sopra la foresta dove l’orso stava parlando agli altri animali. Se ne incuriosì e si abbassò quanto bastava perché l’orso la vedesse.

Allora lei disegnò qualcosa nel cielo: che voleva dire: "Caro orso, mi piacerebbe scambiare qualche parola con te, ma tu non ti stacchi da terra, e sai bene che la terra non fa per me". L’orso lesse il disegno e scosse il testone, perché lui sulla terra ci stava benone, e il sole lo guardava poco, schermandosi gli occhi con una zampa. La sera l’orso stentava a dormire. Alla fine decise: il giorno dopo si arrampicò con grande fatica sull’albero più alto della foresta e rimase lì, sperando che la cima dell’albero non si spezzasse sotto il suo peso. Aspettò e aspettò.

Verso sera, quando ormai temeva di aver fatto tutta quella fatica per niente, sentì un trillo più dolce del ruscello dove lui consumava il suo miele.

L’allodola gli si era posata sulla spalla, e gli occhietti le brillavano come quando li perdeva nel sole. Cosa si dissero quella sera l’orso e l’allodola, la fiaba non lo racconta. Dice invece che da allora l’orso cominciò ad apprezzare le altezze, l’allodola ad apprezzare la terra.