MARIANNA VAZZANA
Cronaca

La signora delle lampadine, Franca Re Dionigi a 95 anni dietro il bancone: "Il mio desiderio del 2025 è solo il rinnovo dell’affitto"

Lavora in uno spazio del Comune che sarà messo a bando. Vende “materiale elettrico“ dal 1939. "Manteniamo vivi i negozi di quartiere"

Franca Re Dionigi lavora in uno spazio del Comune che sarà messo a bando. Vende “materiale elettrico“ dal 1939. "Manteniamo vivi i negozi di quartiere".

Franca Re Dionigi lavora in uno spazio del Comune che sarà messo a bando. Vende “materiale elettrico“ dal 1939. "Manteniamo vivi i negozi di quartiere".

Milano – "Non vedo più. Ma la mia testa funziona ancora ed è sempre dura". Parla in maniera pacata, scandendo ogni parola, fiera della sua storia e del negozio del quale conosce ogni angolo a memoria. La “signora delle lampadine“ di corso Garibaldi ha iniziato il nuovo anno come sempre, dietro il bancone di “Centro Luce Acqua Gas“ al civico 11, a due passi dal Teatro Strehler. Si chiama Franca Re Dionigi e compirà 96 anni il prossimo 21 agosto. "Non mollo. Questa è la mia seconda casa – racconta –, aperta da mio padre Umberto nel 1939 in uno spazio dello stesso palazzo, all’angolo con l’allora via Degli Angioli" e trasferita pochi metri più in là negli anni Settanta, in un locale dello stesso caseggiato di proprietà del Comune. Il 2025 è un anno importante "perché avrò finalmente la targa di bottega storica che aspettavo da tanto", annuncia la novantacinquenne. Ma le resta una spada di Damocle: "Il contratto d’affitto è scaduto, sono nel limbo".

Il contratto, confermano sia il Comune e sia il gestore MM, è scaduto a marzo del 2021. Secondo il regolamento, il locale dovrà essere messo a bando e, al momento, la novantacinquenne paga un’indennità di occupazione come da prassi. "Io di andarmene non ci penso proprio. E poi un domani vorrei passare il testimone a una persona giovane, al passo con i tempi. Di sicuro questa attività deve restare viva. Ai milanesi dico di non far morire i negozi di quartiere come il mio perché il piccolo commercio rende viva la città, mantiene le relazioni tra le persone". Adesso al suo fianco ci sono dei collaboratori ma è sempre la signora Franca a reggere il timone.

"Avevo 10 anni – spiega – quando mio padre Umberto acquistò la licenza dell’attività. Era il 1939. Poi partì come volontario in guerra. “Ormai sei grande“, mi disse, e mi insegnò a fare delle riparazioni elettriche. Così stavo al fianco di mamma Dina, sarta, che sostituiva il papà". Franca era preziosa, perché dal padre aveva appreso "tanti segreti del mestiere", rivela. Erano tempi duri, "abbiamo tutti sofferto la fame. Di soldi ce n’erano pochi, di cibo in tavola pochissimo. Io respiravo a pieni polmoni passando davanti a una finestra da cui proveniva l’odore di qualche pietanza". Dopo la guerra "ho ripreso a studiare. Fino a diventare ostetrica. Lavoravo alla Mangiagalli, era una missione, non c’erano turni: si mangiava e si dormiva lì. Ma non volevo questa vita, volevo anche ritagliarmi del tempo per me. Così cambiai lavoro: fui assunta in un laboratorio di analisi. Però la sera venivo sempre in negozio a dare una mano".

Finché lei e la sorella minore Marisa – ora scomparsa – non hanno preso le redini a tutti gli effetti. "Io da qui ho vissuto tutti i cambiamenti della città. Tra i clienti speciali ricordo Salvatore Quasimodo, Carlo Emilio Gadda, l’architetto Marco Zanuso, che era un amico. Ma io ho servito soprattutto la gente di quartiere, le famiglie. All’inizio vendevamo piccoli elettrodomestici ma poi, con l’avvento dei grandi magazzini, non potevamo competere. Allora ci siamo specializzati nelle lampadine. Qui le persone trovano ciò che cercano". Una “luce“ in ogni senso. "Perché di posti così ce ne sono sempre meno. Soprattutto in centro. I negozi devono essere “macchine per fare soldi“, dimenticando l’umanità. Adesso le persone comprano soprattutto on line e io internet non ce l’ho mai avuto. Ho solo il pos, per i pagamenti con le carte. Mi sento fuori da questo mondo. Ma questa diversità forse è un valore".

Ogni mattina va al lavoro. "Non faccio troppa strada, perché mi sono sistemata provvisoriamente in quella che era la casa di famiglia, qui accanto, dove abitava mia sorella. Questa è la mia vita e lo sarà fino alla fine. Non mi pesa il lavoro, anzi mi dà forza". Poi aggiunge: "Sono nata sotto il segno del leone, sono una testona. Combattiva. Negli anni ’70 ho guidato la protesta per evitare che abbattessero i palazzi durante la costruzione della M2. Adesso voglio poter restare nel mio negozio. Questo è il mio desiderio per il 2025 e per il futuro. Il nuovo anno rappresenta un nuovo inizio anche per me. Non ho rimpianti, guardo avanti. L’unico mio dispiacere, forse, è di non aver avuto figli. Per scelta, perché non ho mai voluto legarmi a un uomo. Il matrimonio non faceva per me. Però nella vita ho amato e sono stata molto amata: è questo che conta".