
Luigi
Sbarra*
Anche quest’anno ricordiamo il 25 aprile, una data simbolica per la rinascita del nostro Paese, senza cortei e manifestazioni di piazza, a causa del perdurare, purtroppo, della pandemia. Ma siamo convinti che saranno tanti gli italiani che a Milano ed in tante altre città, accogliendo l’invito dell’Anpi, della Cisl e di tante associazioni, depositeranno un fiore sotto le targhe delle strade e della piazze intitolate ai partigiani. Un gesto semplice, ma di grande significato ideale. Non dobbiamo mai dimenticare il valore profondo della Resistenza, un patrimonio di idee, di valori, di passione civile che occorre continuare a trasmettere ai giovani, nelle scuole, nei luoghi di lavoro. La nostra democrazia è frutto del sacrificio di una generazione che si è battuta per la difesa della libertà, della tolleranza, del pluralismo delle idee. Sono i principi fondamentali che insieme al diritto al lavoro ritroviamo nella Costituzione. Da lì bisogna ripartire per la ricostruzione del Paese dalle macerie provocate dalla pandemia, proprio come avvenne dopo l’ultimo conflitto mondiale. Senza lavoro non ci sono sviluppo, progresso, libertà. Le ingenti risorse europee che arriveranno dal Next Generation Eu devono servire a stimolare la crescita e la nuova occupazione, con una politica industriale rispettosa dell’ambiente, a ridurre le diseguaglianze sociali, a realizzare finalmente l’unità del Paese. Significa puntare su maggiori investimenti pubblici, su infrastrutture materiali ed immateriali, formazione adeguata, innovazione, ricerca, digitalizzazione, insieme ad un fisco più equo e una Pubblica amministrazione moderna e rinnovata. Ed abbiamo bisogno di una vera inclusione sociale, di solidarietà fra le generazioni, di integrazione fra i popoli. Bisogna affermare un’altra visione della realtà che metta al centro il valore della persona, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale. Nulla sarà come prima dopo questa emergenza sanitaria. Dobbiamo investire di più nel nostro modello di sanità pubblica, nei servizi sociali, la non autosufficienza, i trasporti pubblici, cambiare i tempi e lo stile della nostra vita. Occorre più partecipazione alle decisioni, più coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte produttive delle aziende. Bisogna uscirne tutti insieme, con un vero rinnovamento morale, sociale e culturale. Salute, sicurezza, lavoro, d’ora in avanti devono marciare insieme. Non c’è un prima ed un dopo. Le condizioni di vita possono cambiare solo con un cammino collettivo di solidarietà, proprio come avvenne con la Liberazione settantasei anni fa.
*Segretario generale Cisl