La Procura accusa Barbato "A processo per frode"

Davanti al gup per una campagna del 2015 sulla sicurezza, con testimonial vip. L’ex capo dei ghisa si difende: "Nessun lucro, dimostrerò la mia innocenza"

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di Andrea Gianni

Falso ideologico e frode nelle pubbliche forniture. Sono i reati che la Procura di Milano contesta all’ex comandante della polizia locale Antonio Barbato, coinvolto nell’inchiesta avviata dopo la nomina del suo successore, Marco Ciacci, con al centro la prima campagna nazionale sulla sicurezza stradale della polizia locale di Milano. Campagna che nel 2015, anno di Expo, aveva contato su testimonial come Andrea Bocelli, la famiglia Kennedy, i cantanti Malika Ayane e Max Pezzali, protagonisti di un video realizzato con il Giffoni Film Festival. La Procura ha chiesto al gup il rinvio a giudizio di Barbato e l’udienza preliminare è stata fissata a maggio. Lui ha scelto di non chiedere riti alternativi, come l’abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena: in caso di rinvio a giudizio si andrà a processo davanti al Tribunale ordinario, a porte aperte. "Barbato ha sempre agito correttamente e non ha mai lucrato su un appalto che tra l’altro non era stato deciso da lui", spiega il suo difensore, l’avvocato Massimiliano Annetta. "Dimostreremo la sua innocenza – prosegue – e, nel caso di un processo, porteremo in aula i nostri testimoni". L’ex capo dei ghisa milanesi è accusato di irregolarità nella campagna per la sicurezza stradale del 2015 che, oltre al video con personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, prevedeva laboratori didattici per pedoni e ciclisti, attività nelle scuole e altre iniziative.

Un nuovo capitolo giudiziario, dopo che il “caso Barbato“ è tornato alla ribalta della cronaca per un servizio, con intervista all’ex comandante, trasmesso dalla trasmissione “Le Iene’’. Barbato fu destinato ad altro incarico nell’agosto del 2017 dopo che il suo nome era finito negli atti di una inchiesta della Dda di Milano sugli affari di presunti referenti e imprenditori legati al clan mafioso dei Laudani. In particolare, nelle carte venivano riferiti degli incontri tra Barbato (mai indagato per quella vicenda) e l’ex sindacalista Domenico Palmieri per l’idea poi mai messa in pratica di pedinare un delegato della Cisl, Mauro Cobelli. Da allora Barbato ha presentato una serie di esposti alla magistratura chiedendo di fare luce sulla nomina del suo successore, Marco Ciacci. "La mia sostituzione con quella di Ciacci era per far sì che Sala esaudisse un desiderio della Procura – ha spiegato Barbato – considerando anche le inchieste giudiziarie a cui era sottoposto il sindaco. Si erano messi d’accordo per mandarmi via". Barbato attualmente va verso l’addio al ruolo di dirigente dell’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio del Comune e sta pensando di candidarsi alle elezioni comunali con la Lega, che ha chiesto una commissione d’inchiesta sull’avvicendamento del 2017 ancora al centro delle polemiche.

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