La lezione di Prodi: "Mettiamo in comune difesa e politica fiscale"

L’ex premier ieri all’Università Statale di Milano

La lezione di Prodi: "Mettiamo in comune difesa e politica fiscale"

La lezione di Prodi: "Mettiamo in comune difesa e politica fiscale"

"Tante sono le variabili e tali le tensioni che la mia vera e grande paura è l’incidente. Può essere in Ucraina o nel Medio Oriente: troppe sono le situazioni in movimento". Lo confessa l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea Romano Prodi all’università Statale di Milano, dov’è stato invitato a dialogare su Diritti, politica e processi di integrazione con la direttrice di Quotidiano Nazionale, Agnese Pini. Prodi apre con un monito: "La sensibilità ai diritti si attenua quando il governo non li difende e li lascia andare", perché "i diritti sono una cosa viva, quando ci adagiamo scadono, vanno difesi quotidianamente".

Ricorda "l’opera straordinaria" dell’Ue nel formulare regole ed essere d’esempio. Ma anche le fragilità: "Se continuiamo così, l’Europa destina se stessa a scrivere il menu e gli americani e i cinesi si siedono a tavola", riassume "con una frase un po’ cinica", ma che arriva dritto al punto in un’epoca di "equilibri politici inediti". Da un lato "la Cina ha cambiato il mondo, gli Usa si sono trovati improvvisamente con un concorrente nella forza sia economica che politica e questo ha spaccato completamente le regole". Dall’altro "l’Onu non conta più nulla, si è trasformato in consiglio di sicurezza tra le due grandi potenze con le loro ’filiali’, perché la Russia è una filiale della Cina". L’appello è a una maggiore "coesione" dei Paesi europei, superando anche quella visione da "ex imperi, che si comportano come autisti che guardano solo lo specchietto retrovisore": "Se mettessimo insieme i bilanci non saremmo lontani dai livelli della Cina, divisi non contiamo". Che non vuol dire "avere tutto in comune, ma quello che ci permette di sopravvivere: esercito e politica fiscale".

Prodi è consapevole dei tempi della democrazia: "Ci vorranno anni". Non mancano le stoccate al presidente della Repubblica francese Macron, "defensor urbis perché non può essere rieletto", come a chi ha votato la Brexit. Racconta ai professori e agli studenti anche il tentativo di "programmare il futuro" e di creare le "Università paritetiche del Mediterraneo", il suo "obiettivo degli ultimi tre anni", perché "questo problema delle migrazioni non possiamo risolverlo né con un cannoniere né con la carità cristiana": "Facciamo una bella cosa, 30 università miste, statali e paritarie, con sedi ad Atene e al Cairo. A Bari e Amburgo. A Marsiglia e ad Algeri, e così via. Stesso numero di studenti del Nord e del Sud, stesso numero di professori. Due anni di studio al Nord e due al Sud. Niente Filosofia né Scienze politiche", sorride. Poi riprende, serio: "Quando avremo laureato insieme gli studenti risolveremo i problemi del Mediterraneo. Tutti erano entusiasti della proposta, anche Ursula von der Leyen. Il massimo dell’approvazione è stato: “È il sogno di Prodi“. Un po’ come dire che posso dormire tranquillamente. Ma se ci pensate con un incrociatore si fanno quattro università: è assolutamente alla portata dell’Europa di oggi".

Come fare passi avanti?

"Modificando i trattati: con il diritto di veto non si riesce ad amministrare nemmeno un condominio – risponde Prodi –. Riorganizzando la Commissione e il Consiglio europeo e assegnando il diritto di proposta al Parlamento Ue: se può bocciare ma non proporre è un Parlamento mutilato". Si chiude con i pronostici sulle elezioni europee, dietro l’angolo: "L’alleanza tra democristiani e socialisti è indispensabile. Il balletto attorno è difficile da prevedere. Non ci saranno grandi rivoluzioni, ma spero che le tensioni che ci sono, le difficoltà economiche e la necessità di prendere decisioni creino maggiore coesione".

Simona Ballatore