La giungla delle partite Iva Dai professionisti di lusso agli schiavi a mille euro "L’impiego è a chiamata"

Boom di iscrizioni nel 2022, in 61mila avviati alla libera professione. Addio posto fisso per il lavoro autonomo, le aziende chiedono flessibilità. Si allarga la forbice: i più precari perdono il Reddito di cittadinanza

di Andrea Gianni

Dai freelance d’élite, ben pagati e richiestissimi dalle aziende per traghettare la svolta tecnologica, fino ai “nomadi digitali” e alle partite Iva che riescono a racimolare a stento mille euro al mese e vivono grazie al sostegno del Reddito di cittadinanza. La forbice si allarga in un mercato del lavoro che vede crescere il numero dei milanesi che lasciano il posto fisso e rinunciano alla carriera in azienda per lanciarsi nella libera professione e di imprese che si contendono i consulenti e inaugurano modelli di assunzione "on demand" e iperflessibili: meno dipendenti e più collaboratori esterni. Un aumento che emerge dai dati dell’Osservatorio partite Iva del ministero dell’Economia. L’anno scorso, in Lombardia, sono state aperte 61.335 partite Iva di persone fisiche, per un totale di 95.002 nuove partite Iva nel 2022 considerando anche le nuove società, i non residenti e le altre forme giuridiche. Nel 2021 le nuove partite Iva di persone fisiche erano state 59.786, mentre nel 2020 in piena pandemia erano state 51.429. Analizzando gli anni pre-Covid, dopo una anomala impennata nel 2019 nel 2018 si sono registrate 55.888 aperture, 55.090 nel 2017 e valori simili negli anni precedenti. Il trend è in crescita, sull’onda delle richieste delle aziende di una flessibilità sempre più spinta, nonostante i freelance siano state fra le figure più colpite dalla pandemia, rimaste senza un reddito nei settori bloccati dai lockdown.

Crescono, d’altra parte, anche le nuove imprese aperte da giovani. L’anno scorso nella Città metropolitana, secondo i dati del registro della Camera di commercio, sono state aperte 5.916 imprese giovanili, con un +0,6% rispetto al 2021. Sono cresciute inoltre del 2,8% le nuove imprese guidate da donne. "I freelance sono figure sempre più ricercate da parte delle aziende soprattutto per quanto riguarda posizioni in ambito digital", spiega Federico Pedron, cofondatore di Zwap, piattaforma nata nel 2021 per mettere in contatto freelance e aziende. "Sempre più aziende, in difficoltà nel trovare professionisti senior e qualificati nei diversi ambiti del digital, ci chiedono aiuto nella ricerca e selezione di liberi professionisti - prosegue - che sempre più spesso vengono assunti anche per ruoli chiave".

Sul piatto contratti a medio-lungo termine, con retribuzioni che per le figure più qualificate sono più alte rispetto a quelle di un dipendente. Ma, dietro l’élite delle partite Iva, c’è un esercito di freelance “low cost” e involontari, con sfumature di sfruttamento trasversali ai settori: dalle agenzie immobiliari e assicurative agli studi di architettura, dal mondo degli spettacoli alla macchina degli eventi milanesi, fino all’edilizia, al commercio e alla ristorazione. Il risultato si nota nel reddito medio: 14.587 euro all’anno, che scende a 10.912 euro per un under 35. Basso, anche tenendo conto degli introiti che non vengono dichiarati al Fisco. "Una buona parte delle partite Iva vive grazie a lavoretti precari, discontinui e sottopagati“, spiega Antonio Verona, responsabile del Dipartimento mercato del lavoro della Cgil di Milano. "Le retribuzioni sono troppo basse rispetto al costo della vita anche nel lavoro dipendente – prosegue – ma gli autonomi non possono neanche contare su strumenti che li tutelino soprattutto quando, nel passaggio tra un lavoro e l’altro, restano senza introiti, con effetti che si faranno sentire anche sulla pensione. Bisogna considerare che, a differenza degli altri Paesi europei, l’Italia conta un numero elevatissimo di liberi professionisti, anche fra i laureati. Anche per questo serve una inversione di rotta". Lavoratori che si stanno organizzando e a Milano hanno inaugurato una battaglia per colpire le aziende nella reputazione, rendendo pubbliche le situazioni di sfruttamento attraverso pagine Instagram come “Riordine degli architetti”, “Riordine degli ingegneri” o “Gentilissima rivolta” nel settore degli eventi. "Nella sola Lombardia ci sono più di 6800 lavoratori autonomi che hanno un reddito inferiore a 12.000 euro lordi - spiega Salvatore Monteduro, della segreteria della Uil Milano e Lombardia -. Soggetti che prima potevano beneficiare dell’integrazione del Reddito di cittadinanza e oggi rischiano di essere esclusi. Spesso per un giovane l’apertura della partita Iva è imposta dal committente per evitare di assumerlo come dipendente. Questi lavoratori non beneficiano neanche della flat tax, vanno tutelati per evitare che precipitino nella povertà".

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