MARIANNA VAZZANA
Cronaca

La dottoressa Cigogna dei bebè impossibili

Marina Muscarà da 25 anni nel suo ambulatorio al Niguarda aiuta le donne con malattie rare a diventare madri

di Marianna Vazzana

Bambini addormentati o vispi, soli o abbracciati ai fratellini. Ogni foto è la sintesi della felicità, dell’amore di una mamma che è riuscita ad avere figli dopo aver perso la speranza. È una galleria fotografica della gioia quella esposta nell’ambulatorio di reumatologia dell’ospedale Niguarda curato da 25 anni dalla dottoressa Marina Muscarà, affiancata dalla collega Maria Chiara Gerardi. Il medico accoglie le donne che per patologie reumatiche autoimmuni e croniche hanno vissuto aborti o non riescono a restare incinte e, lavorando in sinergia con i ginecologi dell’ospedale ("Roberto Merati in particolare, la nostra colonna", dice), trova le terapie giuste per consentire loro di diventare mamme. E le donne poi la "ricompensano" regalando le foto dei loro bambini dopo la nascita. "Ne ho centinaia", sorride la dottoressa. Una, o più, per ogni neonato. Oltre a quelle incorniciate e appese alle pareti, ci sono quelle custodite negli armadi, ancora da esporre. "L’ultima immagine mi è stata consegnata stamattina da una paziente che ha avuto due bambini a 18 mesi l’uno dall’altro".

A bussare alla sua porta arrivano donne affette da Les, Lupus eritematoso sistemico, una malattia autoimmune che può colpire articolazioni, reni, cuore e polmoni (ma non solo) e causare aborti, da artrite reumatoide oppure che hanno valori alterati nel sangue. Allora occorre indagare per trovare il problema. "Si sono presentate da me donne disperate, che avevano vissuto anche cinque aborti. In passato, in casi come questi, la strada seguita dai dottori era consigliare alle donne di non provare più a restare incinte, perché le terapie affrontate per curare le loro malattie non erano compatibili con una gravidanza. Nel nostro ambulatorio la sfida è trovare il modo per far nascere i bambini a dispetto della malattia, cercando la terapia giusta". La gioia si moltiplica quando, dopo il primo figlio, arrivano anche fratellini "e invito allora le mamme a portarmi foto di gruppo, per far capire anche a colpo d’occhio che è possibile avere più figli. Ricordo una signora, in lacrime, che aveva perso il feto al settimo mese: oggi ha tre splendidi bambini". La loro immagine è preziosa, come tutte. Sono sistemate una accanto all’altra: vicini, brillano i volti di bimbi dai tratti somatici diversi, dalle origini più disparate, il mondo in miniatura racchiuso nell’ambulatorio. Le pazienti non arrivano solo da Milano: "Mi è capitato di ricevere donne dalla Calabria o dalla Sicilia". Le donne restano in cura, avendo patologie croniche, anche dopo le gravidanze, e ogni volta che tornano cercano le foto dei loro bambini. "Si sentono felici e orgogliose. Una mamma – ricorda Muscarà – un giorno mi ha presentato suo figlio, 19enne, molto diverso naturalmente dalla foto esposta: ‘Io ho già la fidanzata’, mi ha detto". Strappandole un sorriso. Per le visite prenotare col sistema sanitario nazionale. Per info www.ospedaleniguarda.it.